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23 Luglio 2013

El Santo IL TOPO CHE STAVA NEL MIO MURO

2013 - Audioglobe/Digitalea/The Orchard/A Buzz Supreme
[Uscita: 10/06/2013]

El Santo: IL TOPO CHE STAVA NEL MIO MURO (Uscita: 10 Giugno 2013); Audioglobe/Digitalea/The Orchard/A Buzz SupremeQuando si parla di “El Santo”, non si può non fare riferimento al leggendario eroe messicano Rodolfo Guzmàn Huerta, lottatore di wrestling, attore, in seguito strepitoso eroe mascherato di certa fumettistica a sfondo sociale. Le canzoni di questo valido gruppo milanese, se non ne riecheggiano le gesta, certo riflettono lo spirito del mitico Rodolfo, con un impatto di notevole fattura che coniuga bellamente ritmi rock e testi sopraffini. E Giorgio Scorza, voce, Daniele Mantegazza,  chitarre, Lorenzo Borroni, batteria, dimostrano di essere all’altezza, in questo loro esordio, “Il Topo Che Stava Nel Mio Muro”. Ad affiancarli, musicisti e tecnici di tutto rispetto quali Roberto Romano al sax (Baustelle), Daniele Mantegazza,  Antonio Cupertino alle macchine (Teatro Degli Orrori, Vinicio Capossela). E le undici tracce dell’album scivolano fluentemente con una qual certa grazia  lungo sentieri di rock-cantautoriale di pregevole livello. Già da brani come l’iniziale Garage, si palesa il mood complessivo dell’album: un suono essenziale di pura matrice rock,  intarsiato di testi dal rilievo sociale alquanto incisivo. Qua e là, emerge qualche riferimento a storie sentimentali contrastate, subito filtrate in musica, come in L’Arte Del Veleno, ottimamente sgranata in un’alternanza di ruvidezza testuale e dolcezza sonora.

 

Altre tracce notevoli del disco sono: Motown, dipanata su una base di chitarre distorte e parole di condanna contro una società indifferente verso i perdenti e i deboli, con il sax di Romano che ne impreziosisce la struttura; Il Salario Delle Formiche, nenia sincopata e deviata, con la voce di Scorza a dominare, ora sotterranea ora dolente; Innesto Di Stile, dall’incipit robusto sostenuto dal suono infuocato della chitarra elettrica; la poetica e sferzante San Valentino, ancora una volta vibrata sulle ingiustizie dell’odierna società, ineguale nelle risposte e volgare anzichenò, spogliata di ogni profondità culturale. La finale Ossessiva suggella un ottimo esordio per un gruppo del quale sentiremo ancora parlare, mentre il topo che sta dentro il loro muro del suono se la gode e squittisce di soddisfazione. 

Voto: 7.5/10
Rocco Sapuppo

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