Tomakin EPOPEA DI UNO QUALUNQUE
[Uscita: 15/04/2013]
Tra Alessandria e Genova, nel 2009, nascono i Tomakin. Sono: Alessio Mazzei alla voce, Daniel Joy Pistarino, synth e tastiere, Giovanni Facelli, voce, chitarre, synth, programming, basso, Valerio Gaglione, voce, chitarre, basso, synth, Denis Martino, basso, Manuel Concilio, batteria, drum machines, percussioni e Federica Addari, synth, cori (dal vivo). Dopo l’album di debutto, “Geografia Di Un Momento”, (Sciopero Records/Venus 2011), e numerosi concerti dal vivo, esce il loro secondo lavoro, “Epopea Di Uno Qualunque”, per la Prisoner Records. Un ancoraggio sonoro ai tipici stilemi del british-pop e a certi riferimenti cantautorali, tra Tenco e il Battiato più pop, con taluni inserti di lieve tono electro, e una sfilza di tematiche d’attualità a gremire i testi di queste undici tracce. L’ordinario, il quotidiano, sussunto nella sfera dell’electro-pop. Piccoli vizi e minute miserie di un’Italietta ridotta a provincia di se stessa, nevrosi, stress da prestazione di una congerie di personaggi piccolo-borghesi, frustrati, conformisti d’ogni risma, ragazzotti autoreferenziali e ripetitivi, omologazione sottoculturale da centro commerciale…
Sono questi i fondali tematici nei quali si muovono i Tomakin, e se i testi, pur ammiccando un po’ troppo a un ideale pubblico di giovanilistica fattura, sono di buona matrice, l’impianto musicale non ci convince proprio. Troppo evidente la discrasia tra le intenzioni, buone, e l’amalgama col contesto d’insieme del disco. Suona troppo “easy”, e se anche fosse questo l’intento manca il giusto equilibrio tra contenuti e tessuto musicale. A partire da Avanguardisti, proseguendo per Squali, dove l’uso delle tarsiature elettroniche pare eccessivo e il mood è vicino alla canzonetta, e ancora: La Legge Di Murphy, Quasi Mai Delusi. Qualche spunto di rilievo è riscontrabile in Bluff Art, dove risalta una feroce ed efficace critica agli ambienti pseudo-artistici, e la simbiosi tra testo e musica, in virtù dell’uso spigliato delle tastiere, si adempie molto bene. Così, come nella conclusiva Flotta Interstellare, dal suono decisamente più maturo e più equilibrato, e che a nostro parere avrebbe dovuto rappresentare emblematicamente la tipologia più adeguata per un album come questo che, invece, lascia la persistente sensazione di una incompiutezza evidente, per quanto, auspichiamo, rimediabile a breve.
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