Sarathy Korwar DAY TO DAY
[Uscita: 08/07/2016]
Stati Uniti-India #consigliatodadistorsioni
Nato negli Stati Uniti, cresciuto in India ed attualmente residente a Londra. E' un cammino esistenziale in bilico tra tre continenti quello intrapreso dal talentuoso compositore e percussionista Sarathy Korwar. Dopo aver conseguito nel 2011 una laurea in culture orientali ed africane -con particolare attenzione agli adattamenti ritmici della tradizione popolare indiana- l'abile suonatore di tabla classica e drum-kit si è reso partecipe negli anni a seguire di numerose performance al fianco di grosse firme del panorama jazz internazionale (tra gli altri Karl Berger ed Ingrid Sertso). Tutto ciò ha consentito a Korwar di salire alla ribalta ricevendo ambiti premi musicali -tra i quali il Rajshekhar Parikh Fellowship come promessa del panorama musicale indiano- nonché l'assoluto privilegio di una esibizione al cospetto del Dalai Lama alla Royal Opera House di Londra.
Adesso, grazie ad una joint venture con la label Ninja Tune, Sarathy fa capolino sul mercato discografico con il suo album d'esordio “Day to day”. Non un debutto improvvisato bensì il frutto di ambiziosi e meticolosi studi sulla contaminazione sonora; dopo aver trascorso un lungo periodo a contatto con la comunità migrante Siddi dell'India meridionale (che partecipa con cori ipnotici ad alcune composizioni del progetto) Korwar rilascia una significativa tracklist di nove brani fondendo la ripetitività dello stile devozionale dei canti sacri, i battiti tribali della poliritmica africana, linguaggio shawili, jazz e persino trame elettro. Un suggestivo box di atmosfere etno-folk in balia di fede ed improvvisazione, un lento avanzare di 'giorno in giorno' tra i raggi di una speranza che si fa largo in un ilare pandemonio strumentale.
Significative appaiono Indefinite leave to remain, Dreaming e l'episodio di chiusura Mawra anche se è convincente in toto l'itinerario di Day to day. Non resta quindi che lasciarsi andare in questo ascolto avvolgente facendosi trasportare altrove, al di là dei confini fisici, come dei veri migranti delle sette note. Korwar ha le carte in regola per materializzare tutto ciò. Lui in fondo migrante lo è davvero.
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