To Kill A King CANNIBALS WITH CUTLERY
[Uscita: 24/02/2013]
Ai To Kill A King, bel nome dallo spirito anarchico e ribelle, non piace fare le cose in fretta, il quintetto ora di base a Londra, ma per tre quinti di Leeds, è nato infatti nel 2009, ma ha atteso un periodo insolitamente lungo per dare alle stampe il loro primo lavoro sulla lunga distanza, l’anno scorso hanno pubblicato due ep, alcune tracce dei quali sono presenti in questo “Cannibal Cutlery”. Ma nel frattempo attraverso un’intensa attività dal vivo e un’attenta gestione su internet, dove è dal 2011 che circolano i loro video, hanno cominciato a farsi una certa fama. Il loro nome è stato accostato a quello di gruppi come The National e Mumford & Sons nella cui musica si fondono influenze folk, pop e rock. Per questo loro esordio hanno chiamato come produttore Jim Abbiss (Arctic Monkey, Adele) che ha impresso alle canzoni attraverso l’introduzione di ampi sezioni orchestrali, con tanto di archi e fiati, un tono lirico ed epico alle composizioni. La scelta di arrangiamenti orchestrali non sempre dà i risultati sperati, ma questa volta i To Kill A King e il loro produttore sono riusciti a trovare un giusto equilibrio fra l’approccio in gran parte minimale degli strumenti, arpeggi di chitarra, delicati accompagnamenti di tastiere, e il sinfonico degli archi e degli ottoni dell’orchestra. Su tutto la voce di Ralph Pelleymounter, che ricorda quella di Chris Martin dei Coldplay, dalla tonalità tenorile, calda e profonda, capace di grande estensione ed espressività. Per intenderci potrebbero definirsi i To Kill A King una sorta di I Am Kloot più ridondanti, orientati verso uno stile arena rock, meno intimisti dei mancuniani, ma più pop.
Per definire la loro musica è stato utilizzato il termine abbastanza calzante di orch-folk, evidentemente riferito agli arrangiamenti orchestrali dei brani. Ciò che colpisce nei londinesi è la capacità e maturità di scrittura, le canzoni funzionano perfettamente, ti conquistano con quel loro alternare momenti sussurrati, intimi ad altri dal forte climax emotivo che è un po’ la loro cifra stilistica, le atmosfere malinconiche e nostalgiche predominano nelle tredici tracce, ma il tono generale è molto rilassato, le parole sono tutt’altro che banali, basterebbe ascoltare l’humor nero di questi versi di Funeral: « I must make more friends/ So they’ll be hanging at my funeral». I To Kill A King hanno prodotto un disco indubbiamente di classe, con una produzione impeccabile e superprofessionale, un pop raffinato e intelligente che non cade nella banalità, gradevole e a tratti intrigante. Il rischio di risultare fondamentalmente innocui è scongiurato dalla bontà dei testi, che penetrano dentro i problemi della realtà di oggi. Significativi i versi della canzone che dà il titolo all’album: «A cannibal with cutlery is a cannibal still». Un album che non vi cambierà la vita, ma potrebbe regalarvi piacevoli emozioni, che cova rabbia sotto l’apparente rilassatezza.
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