Cannibal Ox BLADE OF THE RONIN
[Uscita: 03/03/2015]
USA
Ormai i Cannibal Ox fanno parte della storia dell'hip hop. Eredi naturali di quella bestia mitologica che furono i Company Flow, nel 2001 diedero alle stampe "The Cold Vein", vero e proprio masterpiece prodotto da El-P, un disco paragonabile ad un vulcano tutt'ora attivo. Sono passati ben quattordici anni, diversi Ep, un live e una raccolta di materiale inedito prima che Vast Aire e Vordul Mega si decidessero a dare un seguito a quell'imponente album di debutto. L'uscita di "Blade Of The Ronin" è quindi già di per sé un evento che valica i confini dell'underground ed è chiaro come le aspettative nei confronti di questo nuovo lavoro siano molte. Il compito di preparare il terreno musicale, in termini di beats e suggestioni sonore, questa volta è stato affidato quasi interamente a Bill Cosmiq (The Quantum), produttore non molto conosciuto che aveva però già lavorato un paio di anni fa con i due rapper nell'Ep "Gotham". L'album si muove secondo diverse linee guida che si intrecciano ripetutamente all'interno dei 19 brani che lo compongono: New York è spesso descritta come ostile, devastata da un qualche tipo di evento apocalittico e in preda alle scorrerie di esseri presumibilmente mutanti.
Una città rappresentata ricorrendo a numerosi riferimenti appartenenti alla cinematografia di fantascienza, un luogo dove il Ronin (il Samurai che non ha più padrone) combatte la sua guerra solitaria facendo uso della sua spada ma anche della 'knowledge' (la consapevolezza), ovvero il quinto elemento dell'hip hop. In Iron Rose, uno dei pezzi di punta del disco, Vordul Mega riafferma e rafforza il legame con il passato declamando 'I was born in Iron Galaxy'. Ma i tratti distintivi dei Cannibal Ox, il flow teso, le liriche spietate e visionarie, l'atmosfera delle basi cupa e minacciosa, non suonano costanti in tutto il disco. Chi si aspettava un altro monolite può mettersi l'anima in pace, la lama del Samurai errante è si affilata ma non tanto da riuscire ad affondare in profondità quanto in passato. I pezzi scorrono quindi tra alti e bassi, toccando in diverse occasioni picchi ottimali come in Carnivorous ma anche adagiandosi altre volte su formule sin troppo rodate. Blade Of The Ronin non scuoterà dalle fondamenta l'odierna scena hip hop underground e forse era lecito aspettarsi qualcosa di più; rimane comunque un album di buon livello e i vecchi e nuovi sostenitori del duo avranno sicuramente di che godere.
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