Africa Addio Gualtiero Jacopetti
Personaggio scomodo e controverso, visionario ma realista, protagonista di scandali, tacciato dalla critica di razzismo e fascismo, Gualtiero Jacopetti (1919 - 2011) è stato un testimone d' eccezione della storia politica, sociale e culturale italiana a partire dallo scoppio della seconda guerra mondiale fino alla metà degli anni settanta. Autore con Franco Prosperi dei fondamentali documentari "Mondo cane" (1962) e "Africa addio" (1966), due successi di pubblico mondiali, vincitore del David di Donatello e del Golden Globe, giornalista per la Settimana Incom e per il Corriere d' Informazione, fondatore della rivista Cronache e direttore del cinegiornale "L' Europeo Ciac", Gualtiero Jacopetti ha avuto il destino - o la straordinaria capacità - di trovarsi sempre al centro delle cose e degli avvenimenti. Accusato da più parti di essere il padre del cinema "trash", "un mistificatore per vocazione", "forse il filmaker più irresponsabile che sia mai esistito", Jacopetti è stato senza dubbio un 'cattivo maestro' che non ha disdegnato di sfruttare - a torto o a ragione - la faciloneria e l' arretratezza culturale della società del tempo per propinare immagini shock. Ma al tempo stesso è stato anche un uomo dall' indubbio talento, un cronista curioso e feroce, un viaggiatore dalle avventure epiche, la cui unica vera casa è stata il mondo. In ogni caso una figura impossibile da ignorare.
L' umile consiglio è quello di visionare le due pellicole sopracitate e di conseguenza farsi un' idea del prodotto. Apprezziamo molto sia "Mondo cane" che "Africa addio" e li riteniamo due capolavori. Africa Addio è un film-documentario che mostra senza alcuna censura gli effetti e le conseguenze della rapida e sregolata decolonizzazione africana operata dalle principali potenze europee a partire dagli anni sessanta. Al di là delle polemiche - ragionevoli e non - suscitate all' epoca della sua uscita, alcune mirate a enfatizzare la rilevanza del montaggio delle scene in fase di produzione a scapito dell' urgenza e del "vero", altre di ordine politico che denunciavano la presunta volontà degli autori di mostrare un continente talmente barbaro e arretrato, così primitivo e brutale, da risultare tendenziosi fino a giustificare - secondo queste critiche - un fascismo imperialista in grado di riportare ordine e civiltà in un paese totalmente in preda all' anarchia; al di là di tutto questo, resta uno degli esempi più coraggiosi e originali di pellicola volta a documentare una fase cruciale e problematica dell'intera e tormentata storia africana. Ai posteri l' ardua sentenza. Ci limitiamo a rilevare, fra le altre cose pregevoli, l' incredibile apporto musicale di Riz Ortolani con i suoi temi sempre "in contrasto con le immagini" che sottolineano in maniera magistrale gli aspetti più contraddittori e le sequenze più crude, così come quelle più poetiche. La voce fuori campo che ci accompagna per tutto il film, mai sopra le righe, rivela la triste ironia che spesso si cela nelle tragedie.
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