J. Peter Schwalm, Markus Reuter Aufbruch

Del teutonico J. Peter Schwalm, già collaboratore di Brian Eno e quindi con una predisposizione ambient di base, ci siamo più volte occupati su queste stesse pagine a proposito dei suoi ottimi album solisti e di quelli altrettanto validi realizzati in collaborazione. Questa nuova fatica “Aufbruch” vede Schwalm avvalersi della seconda istanza essendo affiancato dal chitarrista sperimentale Markus Reuter, che non si limita solo alla chitarra trattata, muovendosi tra vari marchingegni elettronici, e alla più labile presenza di Sophie Tassignon alla voce in paio di brani e anch’essa già recensita solisticamente su queste stesse pagine. In realtà Tassignon si limita a impalpabili vocalizzi come nell’affascinante ed eterea litania cosmica Lebewohl guidata dalla chitarra di Reuter, o in Losgelöst dove la voce impercettibile si fa strumento su base elettro-percussiva. Naturalmente Schwalm opera ai sintetizzatori, alle percussioni elettroniche e al programming ed è cosi che l’oscura Der Aufbruch si propone come una sorta di elegia dark con folate di droni ripetute come anche in Von Anbeginn dove domina l’oscurità diffusa e rumorista di un ambient darkeggiante e singultante. Non è così invece nella più solare Rückzug foriera di un ambient più sereno e dronico percepibile anche in Ein Riss dalle ampie aperture sonore nonostante la brevità del brano. Ancora segnalazioni per Der Lange Weg dove la chitarra di Reuter diventa quella del Bill Frisell più sperimentale, per la cupa, percussiva e ambient-alistica Abbau e per la meravigliosa Abschied che, ammantata di romanticismo, conclude un album che conferma ancora una volta la creatività di J. Peter Schwalm e di chi si rapporta con lui in queste sperimentazioni tra la tradizione dei Kosmische Kuriere degli anni ’70, l’ambient del Maestro Eno del periodo anni ’80 e le avanguardistiche turbolenze sonore dei nostri giorni.