The Regal THE REGAL
"The Regal" : metti il cd nel lettore, premi play e dopo pochi secondi della meravigliosa ballad The calling of loneliness ti chiedi se per caso i R.E.M. non hanno preso tutti per le mele ed hanno deciso di riformarsi. Tra le altre cose Michael Stipe pare ringiovanito e non poco, ha lo stesso timbro vocale degli esordi, periodo "Reckoning", "Fables of reconstruction" e perle simili. Magari per mascherarsi meglio hanno cambiato pure il nome ed invece no. Niente di tutto questo, ti svegli e ti accorgi che Andrea Badalamenti - nessuna parentela con l'Angelo di Twin Peaks – abita a pochi km da casa tua, magari lo hai incontrato per strada od a qualche concerto e non ti sei reso conto che ha nel dna i semi del grande composer. Sì c'e molto Neil Young in questi 9 solchi, non sono certo io che smentirò il giudizio dei più, del resto arrivo per ultimo, il disco è uscito a giugno, me ne dispiace tanto, ma sono umilmente qui per rimediare e rendere giustizia a questo splendido "The Regal".
Peccato piuttosto che qualcuno ascoltandolo si sia fermato alla similitudine e basta, termine solitamente riduttivo, mentre invece la facilità compositiva ed esecutiva hanno qui il sopravvento. Andrea che oltre a scrivere canta e suona la chitarra ha al suo fianco i bravi Alessio Consoli al basso e Manuel Pio alla batteria. Alberto Mariotti, a mio modesto parere la figura di maggior spicco dell'attuale panorama rock italiano in senso assoluto, ha prodotto in maniera egregia l'album, uscito sotto le ali della magnifica A Buzz Supreme, più che un'etichetta indipendente un'agenzia di promozione, ovvero un editore e management musicale, con un rapporto artisti/qualità complessiva elevatissimo. Detto del pezzo d'apertura The calling of loneliness, che suona proprio come Kohoutek dei R.E.M., andiamo adesso a scoprire le altre 8 delizie qui racchiuse. You shot your love, superba ballad pure questa, ha delle chitarre scintillanti che odorano di rock di frontiera, voce cristallina con una buonissima pronuncia dell'inglese al punto che chiunque ascoltando il disco potrebbe equivocare la provenienza della band.
Per She's rock'n roll andate ancora a ritroso nel tempo, un richiamo a Syd Griffin ed i suoi Long Ryders ed il gioco è fatto. La batteria di Manuel che picchia duro, la voce younghiana, tutto a posto. I wanna go back to the stars è con le dovute proporzioni la Cortez the killer del disco, certo qui non c'è l'assolo chitarristico chilometrico del canadese ma le atmosfere che si respirano non sono molto diverse. Gran bel pezzo. I due minuti di A song for a piano ci mostrano il lato più intimista di Badalamenti ma il brano finisce velocemente per lasciar posto a Napoleon Hotel. Un'altra ballatona younghiana di splendida fattura, che volete che vi dica? Una voce come quella di Andrea non si ascolta tutti i giorni, se poi ci mettiamo anche uno stile di scrittura di squisita fattura i conti sono presto fatti. Ok proseguiamo: They got the light in their eyes è in linea con le cose migliori del disco mentre Rockin' stage è forse il pezzo più normale del mazzo, un robusto rock chitarristico un po' di maniera.
Siamo alla fine. Purtroppo. Ma ci sono ancora gli otto minuti di The last christmas, e qui scomodo un altro grandissimo. Forse il compianto Alex Chilton si sarebbe pure commosso sentendo questa ballata intimista e malinconica. Un plauso enorme va di nuovo alla A Buzz Supreme che dopo i favolosi King of the Opera e Blue Willa, le 2 migliori bands italiane del momento, e gli stessi Rio Mezzanino, si è aggiudicata un'altra meravigliosa realtà del panorama underground italiano, mai così in salute come adesso. Le parole del gruppo sono significative al riguardo "Siamo veri. Portiamo sul palco i nostri sentimenti. Tutto quello che proviamo è stampato sulla nostra faccia". E per una volta non si tratta di presunzione bella e buona. Recuperate "The Regal" non ve ne pentirete, è attualmente uno dei migliori modi possibili di passare 40 minuti della vostra vita. Lo giuro.
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