Pippo Pollina L’appartenenza
In Svizzera e Germania lo adorano; in Italia abbiamo imparato a fare la sua conoscenza solo da poco. Eppure Pippo Pollina ne ha fatta di strada - e non solo in senso figurato - nel corso dei suoi cinquantanni scoccati. Già nel 1979 mette in piedi nella sua città natale, Palermo, il gruppo musico-culturale degli Agricantus, importante ensemble di musicisti devoti alla riscoperta delle tradizioni folk meridionali. Da sempre impegnato nel sociale, in seguito collabora come giornalista a “I siciliani” ma purtroppo tale esperienza si interrompe all'indomani dell'omicidio mafioso del direttore del mensile Giuseppe Fava. Allontanatosi dall'Italia, seguono anni di girovagare per l'Europa, dove sbarca il lunario improvvisandosi persino musicista di strada, fino al fatal incontro con il cantautore svizzero Linard Bardill. Proprio grazie alla sua collaborazione incide nel 1987 il suo primo album “Aspettando che sia mattino”. Sono trascorsi quasi trent'anni dal suo debutto discografico e Pippo ha realizzato nel frattempo oltre venti progetti discografici, affrontando via via tematiche importanti che vanno dal ricordo del poeta monegasco Leo Ferrè e del cantautore cileno Victor Jara, assassinato dal regime Pinochet, fino alle drammatiche vicende italiane quali la strage di Capaci o quella di Ustica.
E non da meno sono le innumerevoli collaborazioni a queste opere che hanno visto coinvolti artisti che vanno dagli Inti Illimani a Franco Battiato, dal compianto filosofo Sgalambro a Matt Clifford. “L'appartenenza” conferma l'innata capacità di Pollina di trasmettere profonde emozioni con l'uso di parole semplici che arrivano al cuore e alla testa evitando percorsi inutili. Come facilmente intuibile dal titolo le tredici tracce in gioco raccontano di legami artistici ed umani, in una sorta di punto della situazione al rintocco del mezzo secolo di esistenza. E in mezzo a queste storie di vita un ricordo commosso a Don Pino Puglisi, riprova del mai sopito impegno sociale che da sempre lo contraddistingue. Il sognante Preludio introduce la prima dedica alla terra natia e alle origini; Mare mare mare cantato in coppia con Giorgio Conte, racconta di sale e venti caldi tipici della tanto cara costa siciliana. In Cantautori traspare la consapevolezza di essere rimasti orfani dei vari Dalla, Gaber e De Andrè, riferimenti nella musica e nella vita.
Laddove crescevano i melograni è una malinconia riflessione autobiografica su quello che ha significato l'allontanamento dalla propria terra, terra dei sogni e delle ambizioni di adolescente. Sono chi sei sono chissà è il punto della situazione su come adesso Pippo si sente e si vede; Anniventi è una struggente dedica al figlio, un augurio di fortuna e libertà nel cammino della vita da affrontare, un dolce sentimento paterno. L'amarezza dei sogni infranti di ragazzo intinge Da terra a terra mentre la successiva Helvetia è un ringraziamento sentito per quel paese che man mano è diventato una vera seconda casa, paese in cui Pollina ha iniziato ad essere apprezzato per il suo valore artistico. Il duetto in dialetto con la cantante folk Etta Scollo Ti vogghiu beni è un doveroso recupero delle origini e precede la title-track, riassunto degli intenti dell'opera. E se qualcuno fa qualcosa è dedicata al ricordo di Don Puglisi, sacerdote impegnato nella lotta contro la mafia, ucciso nel settembre 1993 davanti al portone di casa. Pippo si fa accompagnare nel canto da Werner Schmidbauer in Risveglio, testimonianza di quanto sia importante e fondamentale l'apporto degli amici svizzeri nella sua parabola di musicista. L'epilogo è affidato a Adesso che, una lettera recitata sottovoce dedicata alla madre, chiusura di un concept sulla vita assolutamente notevole e importante.
Perché ci sono case che una volta abbandonate non si trovano più. Ci sono strade che una volta percorse diventato memoria. E ci sono storie che una volta abbiamo abitato ma che si sono perse nel vento. Come dice Pippo, per sempre.
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