Piatcions HEAVEN’S SINS EP
Davvero particolare il destino di questa band di Domodossola. Un gruppo che pare aver mandato a memoria la lezione degli Hawkwind, la storica band inglese nata alla fine dei sixties per la quale è stato in pratica inventato il termine space-rock. Visto l'interesse che il genere space desta in Inghilterra i nostri Piatcions sono stati rapidamente adottati dai britannici: nel 2009 sono stati invitati ad un Festival internazionale a Liverpool per poi esibirsi al celeberrimo Cavern. Belle soddisfazioni davvero.Inevitabile il debutto per i tipi della I Blame the parents con l'ottimo "Senseless Things" (2011), registrato in Italia alla Sauna, prodotto da James Aparicio, che è uno dei lavori migliori del genere psych italiano degli ultimi anni, con davvero poco che ricordi il suono delle bands nostrane. Un disco davvero sorprendente - niente di particolarmente originale sia chiaro - ma con i suoni e le parti vocali davvero ineccepibili, in aggiunta una pronuncia dell'inglese niente male.
Fuzz, riverberi, echi di Jesus & Mary Chain, voci eteree, questa la giusta ricetta per un disco davvero di buon impatto ricco di pezzi quali Time o la splendida Singapore Mon Amour. La loro reputazione è cresciuta molto nello stagnante circuito psych inglese, ed adesso Thee Piatcions sono tra i gruppi più richiesti nei live shows locali. Il gruppo, che si presenta con una formazione triangolare è formato da Francy, voce e fuzz guitar, Dave al basso e Carellino alla batteria. L'attesa per qualcosa di nuovo da parte loro era quantomeno palpabile fra gli appassionati del genere. I Piatcions hanno scelto la strada dell'extended play, per il loro ritorno, con un tre tracce a nome "Heaven's Sins". Tre brani che deludono notevolmente chi si era innamorato dei suoni del disco di debutto, proponendoci un gruppo smarrito e senza una minima brillantezza compositiva. L'inizio della title track Heaven's sins è un ammasso di suoni circolari e ripetuti, chitarra stile Cult-She sells santuary, la voce si distingue a malapena, se il tentativo poi è quello di avvicinarsi agli Spacemen 3 siamo sulla strada sbagliata.
Non contenti di tutto ciò lo stesso pezzo, già modesto di suo viene riproposto e corretto, con la dicitura Heaven's sins again, avvalendosi in questo caso delle prestazioni del duo newyorchese dei Goitia Deitz, specializzato in trattamenti elettronici e divagazioni kraut rock: cinque minuti strumentali di chitarre ed elettroniche con qualche accorgimento di synth e tastiere che sorreggono il tutto. Trascurabile. Il terzo brano Reel loop (Atom eye remix) è di nuovo strumentale senza nessuna variazione cromatica o di suono, sembra al pari dei due pezzi precedenti una base strumentale per una canzone a venire. Davvero strana la scelta, per quanto tre brani possono significare poco, di abbandonare le voci e le parti cantate per monotoni esercizi chitarristici tra l'altro scarsamente originali. Speriamo soltanto che il prossimo full-lenght album abbia un indirizzo diverso, restituendoci un gruppo che in questi 15 minuti abbiamo perso. Il disco è stato pressato dalla Fuzz Club Records in un vinile 12" argentato di sole 300 copie.
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