Bad Love Experience BELIEVE NOTHING
Certificata la maturità artistica con il precedente "Pacifico" (2012) e con la candidatura per la migliore canzone originale al David di Donatello del 2010 per il film "La Prima Cosa Bella" di Paolo Virzì, i Bad Love Experience tornano in studio per il loro quarto disco. Per l'occasione la band si avvale della produzione e della regia tecnica di Ivan Antonio Rossi, che ritroviamo anche nei panni di componente aggiunto, e della collaborazione di Beppe Scardino (El Gallo Rojo, Orange Room, Guano Padano), il quale non solo presta la sua esperienza in quanto musicista ma supporta anche il gruppo negli arrangiamenti. Al solito il sound è corposo, anche grazie all'utilizzo di un'abbondante strumentazione vintage, e i pezzi godono di una scrittura che testimonia come Valerio Casini e soci sappiano metabolizzare con padronanza i suggerimenti provenienti da un background consolidato ed allo stesso tempo in espansione. Se il punto di partenza è stato un punk-rock ibridato con il beat, il garage e il brit-pop, facendo attenzione all'eredità di mostri sacri del rock come gli Who, nel tempo i tratti stilistici della band livornese hanno progressivamente incorporato il folk e la psichedelia.
Adesso con "Believe Nothing", il linguaggio musicale si va ulteriormente arricchendo grazie ad alcuni elementi presi in prestito da ambiti musicali diversi tra loro, avendo però in molti casi gli anni 70 ed un massiccio uso di sintetizzatori analogici come comune denominatore. Così, Inner Animal (stesso nome dell'etichetta/collettivo creata dai BLE per la quale esce l'album) si muove con convinzione tra disco e smooth jazz rivelandoci da subito le intenzioni di una musica più solare rispetto al passato. From Where Winds Hail inizia invece quasi rendendo omaggio a quel folk psichedelico tipico della West Coast americana di metà anni 60 e dei primi anni 70, salvo poi virare verso un tirato post-punk di matrice britannica nel quale trovano spazio anche linee vocali più prossime al surf. La voce filtrata dal vocoder e le rarefazioni elettroniche che aprono la title-track ricalcano a modo loro un synth-pop che potrebbe ricordare gli Air, mentre il resto del brano è caratterizzato da una tormentata cavalcata che si conclude con una coda liturgica eseguita dall' Hammond di Pee Wee Durante. Ravvisiamo invece, in alcuni passaggi dell'album, un uso forse ridondante dei sintetizzatori, come la parte di contrappunto nel mezzo di Dream Of Love On Earth, brano che comunque costituisce uno dei momenti migliori del disco. A conti fatti, questo nuovo esperimento dei Bad Love Experience suona riuscito ed anche il collante stilistico sembra tenere piuttosto bene. Ben tornati Bad Love.
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