Solchi Sperimentali Fest Solchi Sperimentali Fest 17 Aprile 2016, Roma, Fanfulla, 5A - Circolo Arci
I N T R O
Dopo il prezioso manuale enciclopedico che è ormai per tutti e unanimemente il biblico vademecum alle musiche altre del nostro Paese: "Solchi Sperimentali Italia" (2015), l’idea di andare a scavare e esplorare questi ‘solchi’ alternativi sembra sia diventata non tanto una tendenza ma una necessaria operazione di riqualificazione delle nostre radici, della nostra storia identitaria. Proprio per questo, sotto la ragione sociale di Solchi Sperimentali, e grazie alla lungimiranza e all’intraprendenza instancabile di un personaggio come Antonello Cresti, sono nate una serie di iniziative e di attività sul campo con lo scopo di creare punti di agglomerazione e incontro tra appassionati e esploratori. Per dare diffusione e voce concreta non solo a quella che, con enfasi spesso troppo snobista, provocazione riduzionista e gusto per la trasgressione, si classifica come scena alternativa, ma a un più vasto mondo di creatività e fermento culturale che non si riduce solo alla proposta musicale.
Solchi Sperimentali è stato quindi un raccoglitore itinerante di idee e voglia di confrontarsi, di voci fuori dal coro con sogni nel cassetto e visioni strampalate a cui è stato possibile dare concretezza e… -udite, udite- seguito sempre più ampio ed entusiasta di pubblico e partecipanti.
Si è iniziato con il tour di presentazione del libro, con tappe numerose in locali e librerie, si è finito con la ferma volontà di dare un seguito al concept incarnato dal libro. Con la creazione di gruppi nei social, canali di video ascolto e promozione fino all’approdo del Solchi Sperimentali Fest che ha preso piede ufficialmente a Roma dopo una prima interessante e riuscita ‘intrusione’ nell’ambito della rassegna “Inaudito – Segnali sonori dal sottobosco” al Masada di Milano.
Solchi Sperimentali Fest è legato all’esigenza di sincretismo tra le espressioni multimediali e all’attitudine di non circoscrivere o limitare i generi e i linguaggi espressivi. La prima tappa, accolta dai ragazzi del Fanfulla, nel quartiere Pigneto, ha avuto in cartellone una proposta davvero eterogenea che ha toccato il campo di stampo più classico fino a spaziare nei territori più estremi dell’elettronica e dell’industrial, della no wave e della psichedelia. Tutto all’insegna dell’originalità e di un’accoglienza della contaminazione, consapevole di certe radici rock piuttosto che sperimentali, di una dissacrazione punk o di una voglia di ricerca, del ricorso alla strumentazione tradizionale e alla forma più alta di espressione colta o impegnata fino al concretismo più sdoganato, ai suoni atipici e ai collage elettroacustici più visionari.
[nella foto a destra: Antonello Cresti (a sinistra) e Francesco Paolo Paladino intervistano Arturo Stalteri]
I CONCERTI: Arturo Stalteri, DBPIT &XxeNa, Gustoforte, Fabban + Luciano Lamanna, Circus Joy
Le persone arrivano numerose e subito l’atmosfera diventa vivace e animata, si chiacchiera, si beve e si comprano i dischi degli artisti presenti, allietati dalla selezione in vinile, rigorosamente vintage e rigorosamente weird del DJ Alex Cereda. Antonello Cresti, entro il quarto d’ora accademico, inizia la presentazione del primo ospite in cartellone dopo aver brevemente spiegato le finalità del festival e dopo aver reso partecipi i presenti dell’iniziativa di un DVD che raccoglierà il sunto dei vari incontri. Alla cinepresa un personaggio tra i più autenticamente e genialmente underground del nostro suolo: Francesco Paolo Paladino, recentemente tornato alla ribalta dopo la valida collaborazione con Claudio Milano (NichelOdeon/InSonar) nel bellissimo “Ukiyoe” (2014) con il DVD “Quickworks&Deadworks” che era parte integrante alle musiche e “The Son of UnknowFish” (2014) con Aaron Moore, oltre a una vastissima lista di altre collaborazioni con personaggi eccellenti.
Ad aprire la serata è l’incanto e la fluida eleganza del pianista e compositore Arturo Stalteri (foto a destra) che ci regala la sua magia ai tasti. L’esperienza con i Pierrot Lunaire, insieme al compianto Gaio Chiocchio, iniziata negli anni ’70 ha lasciato un’importante testimonianza nell’ambito delle musiche altre proprio per l’approccio originalissimo di un prog rock fortemente ancorato alla musica classica e orchestrale. Esegue musiche da “Rings – Il Decimo Anello” (2003),“Child of the Moon - Dieci notturni e un Alba” (2007)e omaggia Franco Battiato dall’ultimo “In Sete Altere” (2014) e i King Crimson.
E dall’atmosfera raccolta dell’assolo di pianoforte si passa ad una musica di altrettanto valore evocativo e spirituale. Il duo DBPIT &XxeNa ci propone una performance musical visiva di grande suggestione dal loro lavoro “Lynpha Obscura – Ghosts from from the Voynich Manuscript” (Naked Lunch Records, 2015) realizzato in collaborazione con il fotografo Daniele Pinti. Le musiche e le immagini sono ispirate al misterioso Manoscritto Voynich, del XV secolo, pieno di allegorie simboliche rimaste ancora indecifrate. L’elettroacustica di droni e clangori industriali è oscura e decadente e si associa alle splendide foto in bianco e nero di ispirazione neoclassica, magnificamente elaborate con un magistrale lavoro di grafica da XxeNa.
Attesa sicuramente tra le più trepidanti per l’esibizione dei mitici Gustoforte, dell’eclettico ed enigmatico Roberto Giannotti. E ancora una volta si rimane piacevolmente turbati dalla sferzante onda d’urto, randagia e primitiva, dei loro crescendo caotici e ossessivi. Il live spiazzante non si riaggancia, se non per vaghe allusioni, né ai pezzi di “Quinto Quarto” né alle elaborazioni per nastro dell’ultimo “Tapes Amateur” (2015). Segue una sua peculiare onda di flusso rapsodica e invasata che ancora una volta si lega ad una forma free totalmente avulsa da generi e influenze. Le sarabande sonore di Gustoforte sono un dub/no wave ascrivibile ad una giungla urbana dedicata. La Roma del paganesimo e della dissacrazione, la Roma degli eccessi e delle contraddizioni, la Roma ipocrita e opportunista dell’apostasia e degli anfratti del malcostume. Il loro è grido che rinnega, ricerca della dimenticanza, una jihād dell'ecosistema dominante.
Accoppiata di eccezione quella di Fabban + Luciano Lamanna che innalzano un muro di doom metal opprimente attraversato da scie industriali dal sapore fortemente alienante. Una performance estemporanea e coinvolgente affidata all’elettronica e al glitch noise, tra battiti techno e drum’n’bass, fino a lambire tutte le possibili declinazioni del suono. E per finire un po’ di sana abrasione garage beat con il gradito ritorno dei locali Circus Joy (foto sotto a destra). Corrado Mancini che declama la sua poetica nera e nostalgica, i due AinSoph, Marcello Fraioli (Spectre) e ClauDEDI, con Stefano Cantiani e Fob Rosati imbastiscono ritmiche incisive e lisergiche, metronomiche e rabbiose mescolando l’allure psichedelica dei sixties a testi al veleno da combat rock.
Complessivamente una serata davvero godibile e intensa. A questo punto l’unico auspicio possibile è che questa bella realtà, che si è venuta via via definendo, possa diffondersi e raccogliere un sempre più vasto consenso. Il secondo auspicio è invece di carattere più narcisista, speriamo di poterci presto rivedere nel DVD annunciato da Antonello e poter dire che anche noi eravamo parte di questo bellissimo collage che, assemblando i pezzi più eterogenei, ha finito per formare un quadro animato che racconta una storia senza fine. Il nostro grazie più sentito alla pervicacia di Antonello Cresti e al prezioso contributo di Flavio Rivabella (Gatto Alieno) e a tutti coloro che hanno permesso la realizzazione del Solchi Sperimentali Fest.
Correlati →
Commenti →