Peter Gabriel 21 Novembre 2014, Casalecchio di Reno (Bologna), Unipol Arena
Nonostante il freddo di questa serata bolognese ci siamo ritrovati in trepidante attesa per uno degli eventi che sicuramente ha già caratterizzato la fine di questo 2014: il ritorno prepotente e maestoso del “Back to Front tour” del grande Peter Gabriel. Il Il suo disco di grandissimo successo “SO” è il protagonista indiscusso ma non solo, lo spettacolo è molto di più e non si ferma soltanto alla musica. Lo show inizia con le candide voci di Linnea Olsson e Jennie Abrahamson, due magnifiche cantanti: le loro melodie delicate hanno trasmesso un senso di calma ristoratrice 'prima della tempesta', un’esibizione pulita e precisa: le ritroveremo come backing vocals insieme a Peter Gabriel. Nei giorni precedenti al concerto c'è stata un po’ di preoccupazione per le condizioni di salute di Peter: si parlava di bronchite, infezione alla gola o qualcosa del genere, la situazione sembrava grave tanto che l'artista è stato costretto ad annullare delle date.
Inoltre lo show di Torino non sembrava esser stato dei migliori a livello vocale, quindi eravamo preparati ad assistere ad uno spettacolo sottotono. Ci sbagliavamo: dopo una breve introduzione in un italiano sorprendentemente buono da parte di Peter i nostri timori sono stati spazzati via già dalle prime battute. Tutta la maestosa line-up originale del vecchio tour era in grande forma: Tony Levin, David Rhodes, Manu Katche e David Sancious. La prima parte del concerto è acustica: tra i brani che sono stati riproposti in questa chiave Come talk to me e Shock the Monkey; in questa fase le luci fisse e molto forti permettono al pubblico di vedere bene cosa accade sul palco. Il light show inizia infatti subito dopo con Digging in the Dirt: due ore di spettacolo da mozzare il fiato, tutto fila liscio senza il minimo intoppo, il pubblico catturatissimo ha anche aiutato Peter ogni qual volta la sua voce pareva incerta. Gabriel ha avuto soltanto qualche leggero calo di voce, nulla di disastroso. Il palco è un vero e proprio cantiere in movimento: luci, fili, strutture in ferro e altre impalcature con i tecnici che svolgono il loro lavoro di preparazione in tempo reale di fronte al pubblico.
In questo modo la musica diventa a tutti gli effetti “fisica”, tangibile, visibile: pezzi come Secred World e The tower that ate people sono stati indimenticabili e maestosi. Durante l'esecuzione del secondo l’enorme impalcatura circolare al centro del palco scende verso il basso inglobando Peter all’interno di drappi bianchi, formando una vera e propria torre. Gli stessi componenti della band diventano parte dello spettacolo cimentandosi in danze
particolari e movimenti perfettamente articolati. L’esecuzione di Red Rain è stato uno dei momenti migliori: la pioggia rosso fuoco proiettata sul fondo nello schermo ha sancito l’esplosione dell’entusiamo generale. Il pubblico canta insieme a Gabriel, così come in In your eyes, This is the picture e Don’t give up, egregiamente eseguita da Jennie Abrahamson invece di Kate Bush. La spettacolare Mercy Street si riconferma un capolavoro, in sede live è commovente; Peter la interpreta alla sua vecchia maniera, sdraiato per terra, visibile solo tramite gli schermi ai lati. Il concerto si chiude con la consueta Biko, dedicata a Steven Biko simbolo della lotta contro la sofferenza dei popoli. Musica e spettacolo minuziosamente studiati per portare tutto al massimo livello.
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