King Of The Opera - Alberto Mariotti Niente Di Eccezionale
In occasione della presentazione del disco dei King Of the Opera "Nothing Outstanding", Distorsioni ha incontrato in quel di Firenze Alberto Mariotti e la sua nuova creatura, ben rappresentata dai fedeli Francesco D'Elia (Wassilij Kropotkin) e Simone Vassallo. Al contrario di quanto suggerisce il titolo del disco che suona come "niente di eccezionale", il risultato finale è l'esatto contrario, ironia voluta o modestia assoluta? Dopo la splendida avventura come Samuel Katarro Alberto ha deciso di voltare musicalmente pagina, anche se non completamente, e lo ha fatto con un disco meraviglioso, che come detto in sede di resoconto in questo magazine è "il più originale ed innovativo partorito dall'underground italiano negli ultimi anni". Quella che segue è una sincera ed informale conversazione a quattro, nella quale i ragazzi del gruppo dimostrano di avere ironia, idee chiare e tanto sale in zucca.
L’INTERVISTA
Ricardo Martillos (Distorsioni) - Alberto cominciamo dall'inizio, sei figlio d'arte o la tua iniziazione alla musica giusta è iniziata come naturale reazione agli ascolti familiari?
Alberto Mariotti - Se devo dire la verità a casa mia non è che circolasse grandissima musica, solo che mio padre aveva una chitarra e dopo aver visto lui che la suonava occasionalmente è venuta voglia anche a me, prima mi esercitavo con la sua, poi visto che la mia curiosità diventava passione vera ha deciso che era il momento di regalarmene una.
Ho letto che fin da giovanissimo avevi formato vari gruppi, come mai allora questa scelta di esordire in proprio, divergenze d'opinioni o scelta mirata?
Alberto - Fin da giovanissimo avevo formato 2-3 bands, ma nessuna di questa mi soddisfaceva, l'ultima, pur con elementi validi tecnicamente è addirittura finita per diventare una cover band dei Dream Theater e penso di aver detto tutto.
E' poi arrivato l'esordio di "Beach Party" ma per arrivare lì immagino ci sia stata la difficoltà di farti notare e trovare un' etichetta interessata a te giusto?
Alberto - Non ci crederai o forse pensi sia una leggenda ma la Angle Records, che poi ha stampato il disco, mi aveva contattato dopo l'ascolto del brano che avevo messo su Myspace, più facile e lineare di così
"Beach Party" è un disco di blues cupo, ne ascoltavi molto all'epoca?
Alberto - Non molto, direi proprio di no, ogni tanto e magari solo alcune delle cose più famose.
Il titolo è per caso una mediazione fra Beach Boys e Birthday Party?
Alberto - (sorride ndr) Essendo Beach Party fondamentalmente un disco cupo, introspettivo, ho pensato che mettere quel titolo lì avrebbe provocato un certo stridore, un contrasto netto col contenuto dell'album. Certo magari inconsciamente ho pensato proprio a quei due gruppi lì, del resto li stimo molto entrambi.
Il disco è co-prodotto da Marco Fasolo dei Jennifer Gentle
Alberto - Sì loro (I Gentle ndr.) sono uno dei pochi gruppi italiani che amo veramente.
Poi arriviamo a "Halfduck Mystery", con riferimenti più o meno velati alla psichedelia e contaminazioni di progressive inglese.
Alberto - Il disco non voleva essere un omaggio diretto a quei suoni là, è solo che rispetto al primo album qui entrano in scena Wassilij Kropotkin e Simone Vassallo che contribuiscono a colorare il suono e farlo assomigliare a certi suoni del passato. Nei primi due brani del disco in particolare. In Pink clouds over Semipapero è evidente l'omaggio ai Caravan di "In a land of grey & pink", specie nelle linee vocali che lo ricordano molto.
Wassilij - La prima canzone che abbiamo registrato è stata Pop Skull, e l'abbiamo suonata volutamente male, stile Velvet Underground del terzo disco, poi è venuta You’re an animal che è una ballata classica e Three minutes in California, insomma la linea del disco è questa.
Ma questa tua ossessione per imparare la lingua inglese?
Alberto - Diciamo è diventato un tarlo, vorrei impararla perfettamente, diciamo che sono come all'ultimo esame universitario prima della laurea.
Nel mezzo abbiamo poi "Live at the Place" (dalla durata monstre di 80 minuti ndr.), bootleg ufficiale o che?
Alberto - Il disco è uscito per A Buzz Supreme, volevamo fare una cosa economica e così abbiamo usato lo stesso logo del leggendario "Live at Leeds" degli Who, abbiamo comprato il timbro, 40 euro, ed una stampa su cartone riciclato, senza colori, tutto molto semplice insomma.
Poi che è successo? Ti sei alzato una mattina ed hai detto: da oggi Samuel Katarro non esiste più, si volta pagina?
Alberto - Non è esattamente così. Più che altro sentendo che i miei pezzi venivano su in un certo modo, le mie canzoni stavano prendendo un' altra direzione, allora forse ho pensato che fosse giusto che Samuel Katarro non esistesse più e facesse spazio a qualcosa di nuovo.
Certo, del resto qualsiasi ascoltatore, anche il più distratto, ascoltando i King of the Opera si accorge che quel modo di cantare molto David Thomas/Pere Ubu è scomparso no?
Alberto - Sono scomparse un sacco di cose, è un discorso di crescita sia musicale che personale.
Simone Vassallo - Quasi tutte le scelte sono state fatte a posteriori, se così si può dire, anche gli omaggi alla psichedelia ed al progressive sembrano più influenze scoperte poi, la voce che era cambiata l'abbiamo rilevata dopo aver ascoltato i provini, dopo esserci resi conto di quello che avevamo fatto.
Parlami della bella esperienza del Primavera Sound e di come vi hanno invitato.
Alberto - La nostra etichetta, la Trovarobato ha fatto da tramite, sono stati contattati dagli organizzatori che chiedevano la partecipazione di due gruppi italiani, dalla lista che è seguita siamo stati selezionati dopo che avevano ascoltato le nostre cose.
Wassilij - In realtà quelli del Primavera Sound avevano scelto Samuel Katarro, quando hanno scoperto che c'era stata la mutazione in King of the Opera lì per lì sono rimasti spiazzati.
La bella foto di copertina di "Nothing Outstanding" come è venuta fuori?
Alberto - Ci tengo a dire che il tutto non è frutto di un montaggio, eravamo a Roma nel Parco della Caffarella con la fotografa Ilaria Magliocchetti Lombi e volevamo fare questo esperimento con i fumogeni. Ad un certo punto durante la session fotografica è venuto fuori questo primo piano molto bello, quasi simmetrico col fumo che taglia la faccia e fermandoci a vederlo abbiamo visto che poteva funzionare. Il video di The Floating Song riprende molto quelle immagini, è molto simile, quei colori, quell'immaginario onirico.
Ascoltando il disco sembra di sentire un vecchio vinile con due facciate molto diverse, una più rilassata, con belle ballate e brani più tranquilli ed una seconda parte più sperimentale, più lisergica e dilatata.
Alberto - Sì esatto, questo disco è stato proprio un omaggio al disco, al vinile.
In “Nothing outstanding” si nota subito la profonda differenza non soltanto col secondo disco ma con l'esordio di “Beach Party”, qui poi troviamo 3- 4 canzoni molto differenti fra loro, segno di profondo eclettismo musicale.
Alberto - Io sono cresciuto sentendo molta musica degli anni 90', ad esempio dei grandi come gli Smashing Pumpkins, in "Siamese Dream" troviamo pezzi come Disarm, Cherub rock o Silverfuck molto diversi fra loro, anche se stanno bene nel contesto generale del disco. E' brutto fare dischi di una sola idea.
Wassilij - A questo proposito ascolta l'ultimo Tame Impala ("Lonerism" ndr.) che ha la stessa idea ripetuta all'infinito però con dei suoni spaziali. Ma come si fa a concepire un disco così? (5 stelle di Rolling Stone di solito non sono beneauguranti ndr.)
Per ora per quello che ho letto avete raccolto ottimi consensi dai mass media?
Wassilij - Sì per adesso non possiamo lamentarci, il pezzo che più ci ha colpito l'ha scritto Fabiana Giovanetti, in inglese, ha inquadrato bene il disco, ha visto l'immagine giusta, ha capito l'album.
Ed io invece l'ho capito il disco?
Wassilij - (ride ndr.) Te forse ci hai dato pure troppa importanza.
Ma gli otto e passa minuti di Pure Ash Dream che gestazione hanno avuto?
Alberto - Era un pezzo inizialmente di 1'50" completamente diverso, nella versione finale c'è solo la parte vocale. Abbiamo pensato che nell'economia globale del disco servisse un pezzo del genere
Wassilij - Non tutti scrivendo del disco l'hanno capito, l'hanno trovato pretenzioso tipo "ma questi qui dove vogliono andare o cose simili".
Progetti per espandere le vostre tournée anche all'estero?
Alberto - Ci abbiamo provato, siamo stati in Germania, abbiamo raccolto diversi consensi ma non è lo stesso che suonare da noi, è come ripartire da zero. All'estero non hai credibilità, te la devi guadagnare, però ci ha fatto benissimo andare, raccogliere la sfida e metterci in gioco.
La scelta che hai fatto di suonare senza bassista la trovo molto coraggiosa, reminiscenze di Doors ma soprattutto Cramps?
Alberto - Mah, io ai Doors in un certo senso ci ho pensato, un bassista abbiamo provato pure ad inserirlo ma nonostante fosse bravissimo ci siamo accorti che quello strumento normalizzava troppo il suono.
Simone - Se ascolti i dischi che abbiamo fatto ti rendi conto che un inserimento di un basso renderebbe certi pezzi banali.
Insomma la scelta di suonare in tre, atipici per di più, appare definitiva o mai dire mai?
Alberto - Il fatto di non averlo il bassista è uno stimolo in più a suonare in maniera anticonvenzionale.
La domanda inevitabile che quindi faccio sempre: Internet lo vedi più come fantastico veicolo promozionale o profondamente deleterio per l'estrema facilità di procurarsi musica gratuita?
Alberto - Al livello in cui siamo adesso, con il nostro ufficio stampa e altri professionisti che lavorano con noi è un vantaggio relativo e uno svantaggio enorme per altri motivi che tutti conosciamo. Per un gruppo sconosciuto che si produce da solo poter mettere un pezzo su youtube è invece fondamentale per iniziare a farsi notare.
Per assurdo adesso che il cd dura quanto un doppio lp la gente si sta abituando ad un ascolto usa e getta, tre canzoni massimo per album e poi si passa al successivo, non è deprimente tutto ciò?
Alberto - Io sono cresciuto con il cd, in ogni caso sempre meglio comprarne uno ogni tanto che scaricare discografie intere da torrent, tenerle nel pc per non ascoltarle mai. Ti trovi davanti un monolite da 8gb, non ci provi nemmeno ad iniziare. Prima compravi il cd, magari ascoltavi 10 volte la stessa canzone, perché lo avevi comprato per quella però alla fine capitava la volta che lo sentivi per intero e iniziavi ad apprezzarlo nella sua totalità, adesso no, nemmeno quello.
Riguardo alla scena indie italiana c'è in questo momento più quantità o qualità? Molte scimmiottature e poche cose originali ?
Alberto - Poco originali come sempre solo che adesso rispetto a prima il fenomeno ha assunto dimensioni spropositate, diciamo 100 volte tante, e quindi è inevitabile e fisiologico lo scadimento qualitativo.
Wassilij -Trovo giusto che la musica possano farla tutti, meno giusto che tutti devono avere lo stesso risalto, bravi e meno bravi, internet appiattisce tutto.
Simone - Sì il web esalta molto il fenomeno passeggero, tutti quei gruppi meteora da 6-8 mesi che dopo un po' non se li ricorda nessuno.
Per finire, se doveste consigliare due-tre gruppi nuovi interessanti dell'attuale scena indie?
Alberto - Un nome che mi viene in mente subito è quello di Iosonuncane (Un album per loro, "La Macarena su Roma" per la Trovarobato ndr.) e pure i Father Murphy e Sycamore Age
Simone - Sempre delle nostra etichetta ti anticipo che il disco d'esordio dei Blue Willa sarà una rivelazione.
Grazie ai King of the Opera per lo spazio concesso a Distorsioni ma soprattutto per lo splendido disco che ci hanno regalato.
Grazie a te Ricardo.
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