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11 Giugno 2012 , ,

Counting Crows UNDERWATER SUNSHINE (OR WHAT WE DID ON OUR SUMMER VACATIONS)

2012 - Edel
[Uscita: 9/04/2012]

Counting  Crows  -  Underwater   Sunshine  # STREPITOSO!

 

Adam Duritz ed i suoi sodali Counting Crows non smentiscono la loro infinita fama di raccounteurs: commissionano solitudini, piccole gioie e trame nascoste al loro modo semplice di essere band eternamente di provincia, senza fronzoli da agitare né urla da espettorare, raccontano personaggi di strada intesa come mezzo di vita, come tracciato da seguire per viaggiare sui bordi anche stando fermi. La loro arte ce l’hanno confermata in splendidi album, ma ora vogliono cantare canzoni d’altri, non come un banale coveraggio di transizione, ma per dare voce a pezzi sconosciuti di altre band o minori di qualche grande discografia, per dare vita ad altri spiritelli interiori che agitano e si aggirano implacabili in differenti stati dell’anima, tra dolcezza e passione; “Underwater Sunshine” è il lavoro che i californiani estraggono dal loro cilindro magico, diciassette rivisitazioni che, con movimenti di sapienza e autenticità sonora confondono circa la realtà esecutiva, tanto è forte e personalizzata la memorabilia esposta sul piatto stereo.

 

Disco bello e soprattutto a sole pieno in fronte, felice e giuggiolone come un gatto sornione: tutto porta ad un ascolto incontenibile, vibrante che – tolta qualche song del loro repertorio -  si avvicina al Dylan disilluso (You ain’t going nowhere), alla ballatina dubbiosa dei Faces Ooh La La, con il plettro di mandolino del grande David Immergluck che fa grandi numeri su Return of the grevious angel di Gram Parson, il rock nebbioso di Hospital o il country.field da accendino che accarezza le visioni di un Duritz sempre più poeta ed intimista (The ballad of El Goodo). I Counting Crows vogliono tornare giovani, vogliono reinserirsi in quel cotè artistico libertario dove suonare e cantare sfuggono ai  tentacoli del mainstream,  elaborando contenuti  che valorizzano solo cuore e amore per l’arte. Lo sfondo è quello angosciante dei  kafkiani frangenti sociali  che stiamo vivendo tutti: questo ottimo album  riafferma il primato della bellezza uditiva e della sincerità artistica.     

 

Max Sannella

Audio



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