The Rolling Stones TOTALLY STRIPPED
[Uscita: 03/06/2016]
Inghilterra #consigliatodadistorsioni
La domanda è: cosa si può dire dei mitici Rolling Stones che non sia stato già detto, ridetto e ripetuto fino alla noia, soprattutto, poi, senza scadere in banalità e ovvietà? E allora proviamo, con il timore... meglio, con la consapevolezza di non riuscirvi appieno, a mettere in discussione le virtù della band “linguacciuta”, nel momento in cui dobbiamo occuparci di questo “Totally Stripped”, vale a dire della parte più squisitamente musicale di un cofanetto dentro il quale l’appassionato cultore degli Stones con il CD musicale potrà trovare, divisi in quattro dvd, anche gli integrali di tre dei concerti del Voodoo Lounge Tour del 1995 -al Paradiso di Amsterdam, all’Olympia di Parigi, alla Brixton Academy di Londra- e il documentario Totally Stripped, pieno di rarities e backstage di notevole interesse (l’opera è anche disponibile in versione dvd+cd e dvd+2LP). L’intero pacchetto è ovviamente un prodotto che ha per lo più meriti storici, documentari, filologici e può, quindi interessare, un uditorio non certo vastissimo.
E restituisce la band di Mick, Keith, Ron e Charlie ad una dimensione precipuamente storica, ad uno dei tanti momenti importanti di una vicenda artistica condotta sempre ai massimi livelli. Riascoltare i quattordici brani di cui si compone l’album musicale -diversi nella scelta e nella distribuzione in scaletta rispetto a quella di “Stripped” (1995), l’album live coevo del concerto- rappresenta un momento di studio e di riflessione a mente fredda sugli Stones negli ultimi anni del ventesimo secolo e, nello stesso tempo è la preziosa occasione per riassaporare, con maggiore obiettività e senza condizionamenti, brani entrati fra i classici della band insieme a quelli meno noti che quasi avevamo dimenticato. Sparisce dallo score una ballad famosissima come Angie, ma, al posto delle delicate note di quella canzone ci sono il ritmo cadenzato e il drumming ossessivo di Honky Tonky Women, che s’arricchisce dell’accattivante assolo di pianoforte di Chuck Leavell, mentre i classici Miss You e Brown Sugar si avvalgono delle convincenti tirate del tenor sax di Bobby Keyes e Gimme Shelter punta sull’apporto dei cori di Lisa Fisher e Bernard Fowler (con i musicisti aggiuntivi che abbiamo citato, che erano i session men di quel tour, c’è anche il bassista Darryl Jones).
Ci sono veri e propri tesori, in questo album, pezzi nei quali si coglie la magia stonesiana, che dal vivo è sostenuta dall’istrionismo di Mick Jagger, che è di per sé un valore aggiunto. Qui Mick interviene ad ogni brano, tende a coinvolgere il pubblico, a tirarselo dalla propria parte e, mentre in Faraway Eyes si produce in un’interpretazione “parlata” e “gridata” più che cantata, con il contrappunto di una languida slide guitar e di una fisarmonica, in Rip This Joint tira fuori tutta la propria carica e il proprio glamour per un rock ‘n’ roll degno di un grande maestro del genere degli anni Cinquanta. E non manca, non poteva assolutamente mancare, Like a Rolling Stone: il classico di Bob Dylan, rivivificato dall’interpretazione della band inglese, va al di là delle proprie note, della propria melodia, del proprio testo, che sono in ogni caso pregevolissimi, ad imporsi come il manifesto di un’intera generazione e come la definizione in musica di un ben determinato periodo storico. Ecco, avevamo pensato di mettere in discussione gli Stones. Ma come si può?
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