Jennifer Castle PINK CITY
[Uscita: 02/09/2014]
Canada # Consigliato da Distorsioni
Fertile terra il Canada per la musica rock, bisognerebbe erigerle un monumento, pensando ai formidabili artisti che ci ha regalato: Neil Young, Joni Mitchell, Leonard Cohen, Robbie Robertson e Bruce Cockburn possono bastare come biglietto di presentazione. Sono tutti personaggi appartenenti all'età dell'oro, ai celebrati sixties e seventies, ma non potrebbe essere diversamente. Jennifer Castle, da Toronto, Ontario, inevitabilmente ha preso spunto ed ispirazione da questi maestri per iniziare in sordina la sua avventura musicale, circa otto anni fa. Col moniker Castlemusic e per l'etichetta di casa, la Blue Fog Recordings, ha realizzato due piacevoli album, a seguire un terzo, molto bello, a proprio nome e per la Flemish Eye ma intitolato appunto "Castlemusic" (2011). Con questo "Pink City" la ragazza canadese ha però si è superata regalandoci una delle gemme più splendenti di questo 2014. Se definirla l'erede di Joni Mitchell sembra una esagerazione e rischia di caricarla di una responsabilità troppo elevata, l'ascolto del disco ci conduce inevitabilmente nei territori incantati della signora del canyon.
Le dieci mirabili canzoni qui presenti sono autentiche pennellate su una tela musicale da raffinata chanteuse. Grande merito anche di Owen Pallett che ha regalato arrangiamenti finissimi a diverse tracce qui presenti, come Like a gun, bellissima, l'incanto di Working for the man e l'apertura sontuosa di Truth is the freshes fruit, ovvero come scrivere una canzone-gioiello in 2'39". Altrove Sparta alza un tantino i toni, una country rock song con tanto di pedal steel guitar intrecciata nel finale dall'arrivo del flauto di Ryan Driver. Che accompagna al piano Jennifer in Nature, dove vieni fuori tutta la purezza delle sue corde vocali, e così pure in Down river, per voce, chitarra ed armonica younghiana di Kath Bloom. Ma la canadese canta divinamente anche in Sailing away e Broken vase, altre due top songs, ed in How or why, breve traccia di poco più di 2 minuti ma che lascia il segno, così come fiati della title track Pink City che chiude un disco meraviglioso. Chissà se la massiccia produzione musicale al femminile degli ultimi tempi riuscirà ad oscurare la bellezza di un disco di questo livello, relegandolo negli scaffali degli invenduti ad invecchiare sotto la dicitura gioielli perduti. Noi intanto vi consigliamo di farvi sedurre dal quieto fascino di questi 32 minuti.
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