Deep Sea Arcade OUTLANDS
[Uscita: 16/03/2012]
# Consigliato da DISTORSIONI
Sono al loro primo album i Deep See Arcade con “Outlands”, il lavoro recentemente uscito per la Ivy League, a tre anni dall'EP “Don't Be Sorry” del 2009, che a sua volta era stato anticipato da un paio di singoli. “Outlands” è un disco di indie-pop debitore della scena Brit-pop, sebbene i Deep Sea Arcade siano australiani di Sidney, e quindi di tutto quel filone pop di ispirazione Sixties (e Seventies) avviato tra gli altri dagli Oasis, e ancora oggi ripercorso sui due fronti non troppo lontani tra loro dai fratelli Gallagher, con i Beady Eyes di Liam e i Flying Birds di Noel, così come da altre band arrivate più di recente, tra cui i Vaccines o i Disciplines, per citarne solo un paio. E non è difatti un caso che al debutto nel 2009 i Deep Sea Arcade siano andati in tour proprio con Noel.
Il titolo dell’album fa riferimento a quelle terre lontane da cui proviene il protagonista del film “Agente Lemmy Caution, missione Alphaville”, portato sugli schermi da Jean-Luc Godard nel 1965, e diverse altre opere cinematografiche sono state fonte di ispirazione per le musiche e i testi dell’album, poiché il cantante della band, Nic McKenzie, è appassionato di cinema e ha fatto studi di cinema e di progettazione del suono. Su gran parte di “Outlands” aleggia l’ombra leggera dei Beatles, che raggiunge il culmine nel penultimo brano della track-list, Don’t Be Sorry. Ma con questo brano siamo alla fine del disco e prima ci sono altri dieci altri pezzi molto godibili, di quelli che si apprezzano di più ogni volta che li si riascolta poiché ci si rende conto che ci erano già rimasti in testa.
Dodici brani complessivamente nell’album, che strizzano l’occhio di volta in volta anche ai Doors, agli Stones, ai Kinks e ad altri protagonisti della scena musicale degli anni Sessanta. Il suono è accattivante fin dall’inizio con i tre bei brani dal piglio deciso, e dalle linee a tratti dark, che si susseguono in apertura, Outlands, Seen No Right, tra le migliori tracks dell’album, e Girls, che in certi momenti richiama i Kula Shaker di Crispian Mills, e il cui testo è ispirato alla scena finale del film del 1986 “Dogs in Space”, del regista australiano Richard Lowenstein, storia ambientata negli anni ’70 della band che dà il titolo al film, in cui una ragazza, Anna, muore per overdose.
Nella seconda parte dell’album prevalgono le atmosfere più rilassate e melodiche, con brani come Steam e Together, inframezzate da qualche altro brano più tirato come Lonely In Your Arms che, per restare in tema cinematografico, non stonerebbe nella colonna sonora di un film di Quentin Tarantino. La bella voce calda di McKenzie contribuisce a rendere l’esordio su album dei Deep Sea Arcade decisamente interessante, certo niente di particolarmente innovativo, ma un lavoro si va a inserire perfettamente all’interno della migliore tradizione indie pop sixties-oriented internazionale.
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