Minor Victories MINOR VICTORIES
[Uscita: 03/06/2015]
Inghilterra #consigliatodadistorsioni
Accade che tre dei più eminenti esponenti del rock britannico degli ultimi lustri decidano di mettere su un’intrapresa musicale che riassuma i loro gusti artistici, fondendoli in uno stilema sonoro assolutamente accattivante: ed ecco i Minor Victories. L’iniziativa parte dal chitarrista degli affermati Editors, Justin Lockey, che coinvolge il fratello James, valente bassista, e coopta alla causa nientemeno che Stuart Braithwaite, leader dei formidabili Mogwai, e Rachel Goswell, angelica voce dei mai dimenticati Slowdive. Lungi da noi l’idea balzana di nominarlo ipso facto supergruppo, ci piace l’idea che degli amici talentuosi in sommo grado abbiano deciso di ritrovarsi entro le medesime coordinate soniche. E l’esito è eccellente. Un’accattivante miscela di shoegaze, synth-pop, alternative rock, suonata in punta di chitarre e voce, di morbida elettronica e lievi accenni psichedelici. Si parte da Give Up The Ghosts, con la voce di Rachel particolarmente ispirata, un tappeto di soffici tastiere, le chitarre in fulminea e abrasiva evidenza, e si prosegue per il puntuto synth-pop di A Hundred Ropes, melodicamente sensuoso e ritmicamente sostenuto al punto giusto.
La cantilena vocale della virtuosa Goswell introduce il tema musicale sognante di Breaking My Light, mentre, a corredo, una leggera fuga di archi vi fa da sfondo onirico. Toni più marcatamente rock, come nella migliore tradizione post-punk, s’affacciano in Scattered Ashes (Song For Richard), con un inserto finale di archi a impreziosire il tessuto sonoro, mentre, permeata di reminiscenze ancestralmente folk è la splendida Folk Arp, voce sublime di Rachel e strumenti, archi in precipua evidenza, appena affiorati alla soglia della coscienza melodica. La scudisciata rock di Cogs riporta a climi decisamente più roventi; For You Always, forse l’episodio più debole dell’album, si arena tra le secche di uno sciatto dream-pop, mentre la qualità torna presto ad ascendere in virtù dell’atmosfera raffinata presente in Out Of The Sea, pregna di toni vagamente ambient, tramata dalla sostanza serica della voce di Rachel. I ritmi squisitamente shoegaze della fascinosa The Thief, con abili intarsi cameristici, fanno da prologo al suggello finale, la sontuosa traccia psichedelica di Higher Hopes, degna conclusione di un album affascinante e prezioso.
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