Pink Freud HORSE AND POWER
[Uscita: 8/07/2012]
# Consigliato da DISTORSIONI
Un gruppo che si chiama Pink Freud meriterebbe i fatidici cinque pallini solo per il nome. Ma un'analisi più dettagliata ci vuole comunque. I Pink Freud sono nati nel 1999, sono polacchi e un loro disco si intitola “Punk Freud”, tanto per gradire. Il gruppo è composto da Tomek Duda al sax, Adam Milwiw-Baron alla tromba, Wojtek Mazolewski al basso (il leader del gruppo e si sente) e Rafal Klimczuk alla batteria. La formazione suggerirebbe il jazz come ambito d'espressione, ma l'attitudine del gruppo è fortemente rock, la produzione dell'ex Swans Roli Mosimann certamente indirizza in tal senso. La musica che suonano è aspra e forte, dominata dai fiati con le sonorità più scure (sax baritono, clarinetto basso, la tromba suonata senza abusare mai dei toni acuti). L'iniziale Konichiwa inganna: i toni sono soavi e il giro di basso sembra ricalcato su una fuga. Siamo dalle parti del Modern Jazz Quartet o del Miles Davis più classicheggiante. Ma ben presto i ritmi si alzano, la batteria pesta che è un piacere, e il riff dei fiati è sempre più incisivo. A partire dalla successiva Bourbon l'orgia sonora si fa sempre più coinvolgente.
Non è free jazz, non è funky, non è rhythm'n'blues, c'è un po' di tutte queste cose frullate. Il basso, rigorosamente elettrico, è sempre protagonista. I suoni sono dissonanti, i ritmi cambiano all'interno dei brani: i nostalgici dei Lounge Lizards e delle loro atmosfere noir saranno soddisfatti. Tomek Duda è un sassofonista davvero valido, cattivo, rumoroso, mai prevaricante né perso in sgorbi fini a sé stesso. Il trombettista Milwiew-Baron suona anche con lo strumento elettrificato, ma non in maniera leziosa, come fanno alcuni suoi colleghi. Stacchi, accelerazioni, cambi di tempo improvvisi sono la cifra costante dei brani. Titoli come Flying Dolphy o G spot mostrano che il gruppo ha anche senso dell'umorismo, che il dio della musica li benedica. Ci sono anche momenti più lirici, come Promised land dalla melodia piana (molto simile però a un brano di Ben Allison), se le radio di tendenza fossero più intelligenti sarebbe una hit. Anche nei momenti più melodici però lo swing non manca mai. I brani più scorticati e incalzanti, come la già citata Flying Dolphy o Vinegar pauper, sono però quelli che esaltano di più l'ascoltatore. Finale quieto con Zero ending story, dominata dalla tromba e col sax a fare solo qualche contrappunto. Disco a mio giudizio entusiasmante, terminato l'ascolto il voto finale è cinque pallini e lode.
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