Pretenders Hate For Sale
[Uscita: 27/07/2020]
Quest’undicesimo album dei Pretenders è la più bella sorpresa dell’intero 2020, almeno fino a questo momento. Parliamo di una band in circolazione da oltre 40 anni, formata esattamente nel 1978 da Christine Ellen Hynde, nativa di Akron, Ohio, insieme a James Honeyman-Scott, Pete Farndon e Martin Chambers. Quest’ultimo è l’unico membro originale sopravvissuto insieme alla lead singer, nota anche per essere stata al fianco di Jim Kerr dei Simple Minds e del grande Ray Davies. Proprio il leader dei Kinks aveva regalato ai Pretenders Stop Your Sobbing uno dei brani che hanno portato nelle alte sfere il gruppo, insieme a canzoni come Brass In Pocket e Back On The Chain Gang che negli eighties giravano a ripetizione su giradischi e televisioni. Dopo quel decennio magico, la produzione del gruppo si è anno dopo anno diradata, peraltro con risultati artistici discutibili, ben lontani dalle vette dei primi tre album. Questo “Hate For Sale” rappresenta il cosiddetto colpo di coda o il disco della rinascita per Chrissie Hynde, ormai prossima ai 70 anni. In 30 minuti, i 4 Pretenders tirano fuori una grinta e una verve che si pensava esaurita da tempo, con la spia della benzina fissa sul rosso. La falsa partenza della title-track in apertura non deve trarre in inganno, la voce rassicurante della Hynde, sembra incredibilmente uscita da uno degli album di 40 anni prima e il brano scorre veloce con un refrain che entra subito in testa. The Buzz che segue è una di quelle splendide ballads che Chrissie sembra aver imparato da Ray Davies, pulita, asciutta, potrebbe essere un ottimo biglietto di presentazione per la rinascita della band, non a caso è stato scelto come video di lancio per l’album. Album che scorre velocissimo e brucia in soli 30 minuti, sembra essere una costante di questi tempi visto che anche quello dei californiani X ne durava appena 25. Sono i pezzi più veloci quelli che maggiormente testimoniano la bontà di scrittura della Hynde e del chitarrista James Walbourne che hanno steso la totalità delle tracce. Turf Accountant Daddy, con odori del David Bowie di The Jean Genie, I Didn’t Know When To Stop, che sembra una cover dei Ramones e la saltellante Junkie Walk. C’è spazio per il reggae di Lighting Man, con aromi da Clash periodo "Sandinista!" e per slow dove maggiormente si apprezza la voce di Chrissie, come You Can’t Hurt A Fool, anche troppo mielosa, l’accattivante Maybe Love Is In NYC e la finale Crying In Public, che immaginiamo come finale di show eseguita dalla sola Hynde. “Hate For Sale” è il grido di ribellione di una band che non vuole morire ed essere dimenticata, in un periodo dove le band di livello sono al limite dell’estinzione, tocca ai vecchi leoni tirare fuori gli artigli. Lunga vita a Chrissie Hynde e ai Pretenders.
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