Bush Tetras HAPPY
[Uscita: 13/11/2012]
# Consigliato vivamente da DISTORSIONI
Sono andato a ripescare una mia vecchia minirecensione sulle newyorkesi Bush Tetras, pubblicata su Blacks/Radio, una fanzine cartacea che realizzavo nei primi anni ’80 come supplemento a Stampa Alternativa. Vi si parla dei quattro brani del loro secondo EP“Rituals” uscito nel 1982 - dopo un altro primo EP “Too many creeps” (1980) di due brani – prodotto dall’allora batterista dei Clash Topper Headon, che pare apprezzasse molto il funky rock (o dance rock) virato punk delle Bush Tetras, una band tutta al femminile: Pat Place (guitar), Cynthia Sley (lead vocal), Laura Kennedy (bass) e Dee Pop (drums). I primi due brani della ‘Rhythm side’ proponevano un funky pulsante e sanguigno nella più pura tradizione americana, corretto da un’inquietante voce femminile. Cowboys in Africa nella ‘Paranoia side’ riusciva ad essere ancora più selvaggia, mentre Rituals respirava forti incensi magici, persa in fitti misteri di jungla primitiva. Così scrivevo in quella lontana occasione.
Stiamo parlando di un combo tenuto insieme per tre anni (1980-1983), scioltosi dopo aver prodotto giusto i due suddetti EP per un totale di sei brani, e fiorito in un clima di nevrotico, magnifico rinnovamento artistico metropolitano. “No Wave” fu etichettato questo non movimento, inaugurato dalla famosa compilation “No New York” (1978, Antilles) prodotta dal provvidenziale Brian Eno: Pat Place – di certo il membro più titolato delle Bush Tetras – era colei che dipingeva in The Contorsions, una delle quattro bands contemplate nella raccolta, conturbanti affreschi slide guitar deraglianti (insieme all’altra chitarrista Jody Harris) a ridosso di un cantante-sassofonista schizzato border line, James Siegfried (alias Chance, o White), e dei suoi eccessi vocali-strumentali paranoici. Sarebbe stata con lui anche nei due seminali “Buy” ed “Off White” del 1979.
Subito dopo la Place avrebbe messo le sue corde parossistiche al servizio delle Bush Tetras, vittime dello stesso innamoramento tutto eighties per africanismi e ritmi squadrati e funk-osi (Can't be funky) che aveva fatto prigionieri i Talking Heads di “Fear of music” e “Remain in light”, sempre con Brian Eno come viatico, e in quegli stessi anni dall’altra parte dell’oceano bands come A Certain Ratio, Rip, Rig And Panic, Blurt, Slits. E’ un piccolo ‘grande’ evento discografico “Happy”: è l’ultimo lavoro inciso nel 1997 dalle nostre quattro eroine dopo la reunion del 1995 che aveva sortito nel 1996 l’album “Beauty Lies”. Un lost album mai pubblicato: in origine sarebbe dovuto uscire per la Mercury Records, prodotto da Don Fleming (Sonic Youth, Teenage Fanclub, Screaming Trees, Alice Cooper, The Posies), ma per complicazioni burocratiche e cambi di gestione cadde colpevolmente nel dimenticatoio. Si incarica ora, nel 2012, di riportarlo alla luce in tutto il suo splendore la meritoria etichetta Roir di Marty Thau – distintasi nei ’70 ed ’80 per la sua ‘tapes politic’ - con un risultato notevole, perché il suono di “Happy” e delle sue dodici songs è pulito, nitidissimo, molto godibile.
Dal punto di vista sonico brani come Nails, Motorhead non hanno molto a che spartire con il tribalismo ritmico dei suddetti magri documenti dei primi ’80: a tirare le file qui è un lucido e corrosivo post-punk dai decisi connotati new wave (Heart Attack, Slap), decadenti e dark con la lead singer Cynthia Sley che a tratti sembra rievocare le turbate performances di una Siouxsie (Buckets of blood, Theremin). Gli antichi amori comunque riaffiorano con una certa prepotenza in alcuni episodi, Trip, Chinese Afro, ma soprattutto You don’t know me, dove Pat Place si ricorda di strapazzare alquanto il manico come ai tempi dei Contortions. Il suo lavoro chitarristico in Happy è solidissimo, ipnotico, addirittura devastante in episodi tenebrosi come Ocean, Swamp song, alternando timbriche e riff oscuri a ritmiche serratissime ed heavy. Davvero una brillantissima iniziativa quella della Roir di recuperare dai cassetti questo eccezionale testamento sonoro di una band tutta in pink: se fosse sopravvissuta è molto probabile che avrebbe sortito altre meraviglie come questa.
Track List
1. Heart Attack
2. Slap
3. Trip
4. Nails
5. Chinese Afro
6. Pretty Thing
7. You Don't Know Me
8. Buckets of Blood
9. Motorhead
10. Theremin
11. Ocean
12. Swamp Song
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