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15 Luglio 2015 , ,

Dystopia Nå DWELLER ON THE THRESHOLD

2015 - Avantgarde Music
[Uscita: 29/06/2015]

 Norvegia    #consigliatodadistorsioni  

 

a3916430621_16È quando la forma diviene il contenuto di un’opera che si comincia a parlare di arte. O meglio sembra essere proprio questa la differenza fondamentale tra l’arte e l’artigianato. Non ci è capitato spesso in questi tempi di riflusso musicale dei generi affastellati genericamente dietro l’insena metal di usare la meraviglia regalata da un ascolto come strumento analitico; non ci è capitato spesso di meravigliarci a dire il vero. E quasi mai si trattava di ritenzione critica, tutt’al più di una ostentazione esorcizzante di noia. Poi arriva nel lettore “Dweller On The Threshold” e quello sguardo snob che dalle orecchie contamina tutto il viso di ogni ascoltatore rotto all’abuso musicale e corrotto da ogni confine di genere scompare, la bocca si inarca e gli occhi prima mangiano il mondo poi si assestano sulla fissità. L’ascolto di “Syklus”, il del precedente lavoro dei Dystopia Nå, ci aveva procurato una letizia striminzita e l’uso sconsiderato dell’ibridazione tra i generi aveva più a che fare con un modo abbastanza a buon mercato per impressionare l’ascoltatore che, appellandosi al fumus boni juris del proprio giudizio, li relegava presto nell’angolo curiosità da sfoggiare a cena del proprio archivio musicale. Qui invece in Dweller On The Threshold il registro cambia e non solo e non tanto perché – come spesso si dice non avendo altri argomenti – ci sia stata una maturazione personale o compositiva della band; qui il registro cambia perché il registro stesso diviene ciò di cui è questione.

 

Il brano di apertura, Doppelgänger, ci dà una immediata presentazione di ciò che andiamo dicendo squadernando un progressive asciutto e riflessivo dell’estremo in cui la composizione è una riflessione sulla composizione in ambito metal. È come se gli Opeth distopia2avessero deciso di procreare lasciandosi inseminare da God Is An Astronaut usando il corpo ormai morto dei ’90. Abbiamo quindi con Intruder/Ephialtes un esempio dell’altra direzione di senso entro la quale ci si muove, una direzione più spiccatamente segnata dalle sonorità post-rock alle quali non ci si contenta di alludere, ma delle quale si riscrive il codice genetico dando vita ad una nuova specie aliena fatta di scream, languori, riff sfrenati e implosioni nel nulla sonoro. Lucidity (Phase II) è il giusto compimento di questa alleanza contro-natura celebrata a suon di distensione, archi, pianoforte e ictus di tristezza squisitamente pop. Con Through Mirrors, Darkly i Dystopia Nå si ricordano di rammentarci che provengono dalla fredda Norvegia e in Scandinavia sembra sia illegale proporre un lavoro su cd senza inserire una composizione dalle movenze black metal. Ci sembra a questo punto di riuscire ad orientarci, si nuota in acque più conosciute; ma è solo un attimo perché Moment of Lucidity rimette tutto in gioco: un minuto di melodia freddissima arpeggiata su chitarra classica che apre al magistrale prog di Winding Stares Into Nothing, una specie di sentiero tra tutto ciò che è stato prodotto dal grindcore al pop-rock negli ultimi 20 anni. 

 

Con Cold Is the Colour viaggiamo invece su sperimentazioni meno riuscite e un senso di già sentito che non annoia ma che è facilmente catalogabile in quella zona grigia e fangosa del death metal in cui per anni capelloni provenienti dal freddo si sono rotolati, per uscirne di tanto in tanto con un violino, un synth o qualche altro strumento a caso. Forse solo per questa ragione Dweller On The Threshold non ci fa scandire a gran voce la dystopiaparola capolavoro che forse invece è ciò che meglio potrebbe definire My Eyes are the Atoms of the Sun, una specie di banchetto per le nozze celesti tra un pop lunatico, facile, e rugoso e un grind tiratissimo. L’accostamento e la ricerca compositiva arrivano tanto lontano che anche una recensione diviene il racconto di un viaggio ai limiti dell’udito. Ascoltare per credere: intorno al minuto 6:00 non è difficile rintracciare un assolo di chitarra tale che in un Live di Laura Pausini avrebbe di certo scaldato il cuore sofferente e indubbiamente grande dei tanti fan presenti; un assolo talmente pop da introdurre una delle tirate grind più potenti di tutto il disco. In Chiusura Final Encounter è una epitome prog di tutto ciò sin lì ascoltato in cui fa capolino anche una vena funk. Non si esagera, crediamo, affermando che con questo Dweller On The Threshold si stia riscrivendo tutta una grammatica del senso comune e in generale una ridefinizione dei confini dell’ascolto musicale estremo. Un’ultima nota di ammirazione per Roberto Mammarella che con la sua etichetta Avantgarde Music ha istruito, costruito e fiutato tutto un panorama dell’ascolto possibile e futuro, e non da ora. 

Voto: 8.5/10
Luca Gori

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