Katya Sanna LA VIA DELLE STELLE
[Uscita: 04/12/2013]
Sarà una coincidenza, o forse no, ma sono dodici i brani di questo “La via delle stelle” di Katya Sanna, come in egual numero le costellazioni dello zodiaco. E come le stelle del titolo e quelle delle costellazioni, anche questa dozzina di frammenti brilla di luce propria luccicando nelle profondità siderali di un suono suggestivo e affascinante. Katya Sanna è un’artista “vocale”, e come tale i riferimenti sonori sono quelli di chi conosce e apprezza una certa avanguardia colta e non massificata. Ed ecco che nella brevissima e iniziale Mandria Luminosa appare il fantasma di Meredith Monk, mentre in La rotta di Panspermia, permeata da un ritmo lento e ossessivo sono i vocalizzi tipici di John Di Leo a guidare le abbacinanti comete sonore che sfrecciano nel cosmo.
Spiritualismo, esoterismo e atmosfere etniche pervadono questi brani in cui Katya Sanna accompagna la sua voce cristallina semplicemente con i shruti box, strumenti a soffietto con un suono simile a quello dell’armonium, qui trattati con piccoli tocchi elettronici e percussivi, che evocano il minimalismo ripetitivo ed etnico di Terry Riley o La Monte Young. Come nella cadenzata e arabeggiante Diorite dove in atmosfere a là Passion, di Gabrielana memoria, la vocalità esprime i sentimenti e il ricordo del grande Nusrat Fateh Ali Khan per poi discostarsene in due brani come Il braccio del cigno e Achenar, veri viaggi spaziali di astronavi interstellari perdute nelle oscurità siderali. Nel primo sembra di ascoltare una Sophia Baccini più ostica e meno commerciale, nel secondo ecco un ritmo spiralico e circolare da vera soundtrack da film di fantascienza dove i miagolii della cantante si muovono su un tappeto sonoro lento, cupo ed ossessivo.
La fascinazione è tale che tutti i brani sarebbero da segnalare per le loro peculiarità: la quasi “gregorian chant” La Linio De La Konstelacioj, oppure Lyman-Alfa con echi di Diamanda Galas, e ancora il coraggioso esperimento di Anomalocaride dove una base sonora che ricorda i fiati e i tromboni più inconsueti del free jazz inglese (Keith Tippett) si dipana fino a che la voce ci prende per mano conducendoci nell’Africa di Miriam Makeba. Ma non si pensi che i molti riferimenti citati siano meri scimmiottamenti. Consapevoli o meno tali influenze creano un unicum personale grandemente suggestivo e ammaliante che fanno di Katya Sanna, a parere di chi scrive, un nome importante di una musica senza barriere ideologiche e confini geografici. Digitando il suo nome su Google appaiono i link per conoscere e seguire le molte altre attività di questa multiforme artista e per scaricare o acquistare il cd fisico pubblicato solo in rete. “La via delle stelle” è un piccolo capolavoro che cresce ad ogni nuovo ascolto, consigliatissimo a chi non si accontenta di musiche leggere e semplicistiche, ma cerca la possibilità di addentrarsi in universi sonori più ricercati e rarefatti, meditativamente più profondi ed appaganti.
Video →
Commenti →