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2 Febbraio 2018 ,

Dunk DUNK

2018 - Woodworm Label
[Uscita: 12/01/2018]

La vita è una infinita scena di incontri che si susseguono, di lontananze e di incroci pericolosi che attraversiamo ad occhi chiusi. Non sappiamo se, quando Marco Giuradei e Luca Ferrari si sono conosciuti per caso a Bergamo durante una data del progetto Giuradei, avrebbero immaginato che cosa si nascondeva dietro al destino di quell’incontro, ovvero la nascita di un progetto che sarebbe stato denominato Dunk. Il gusto di fantasticare ce lo fornisce direttamente la musica racchiusa negli undici brani del disco, così immediata e magmatica da far sembrare ogni cosa già pronta da tempo immemore e conservata come il corpo di un insetto cristallizzato nell’ambra. Il risultato è la composizione di una diversità delle vite e delle direzioni intraprese dai singoli musicisti in questi anni, che però viene ricondotta a una dimensione unitaria e coesa grazie al flusso sonoro elaborato nelle lunghe jam sessions tenute all’HenHouse Studio di Albino. Alla musica nata da quelle jam si aggiungono i testi visionari di Ettore Giuradei, fratello di Marco, attraversati dalle suggestioni tratte dalla tematica del doppio elaborata da Carmelo Bene e Antoin Artaud, mentre il cerchio si chiude con l’arrivo di Carmelo Pipitone dei Marta sui Tubi.

 

 

Ricerca di una forma” come dichiarazione programmatica, spostamento dell’asse spazio temporale della materia emotiva, anarchia come attitudine: ecco quali sono le caratteristiche di una scrittura viscerale, destinata a soddisfare l’esigenza di ricollocare lo spazio della propria esistenza in un gesto punk. La brevità dell’iniziale Intro contiene elementi di nostalgia destrutturata, come immagini riflesse in uno specchio rotto, la successiva Avevo Voglia ha uno spessore muscolare mutuato da un’idea di power pop, mentre con Mila incontriamo la prima vertebra di una immaginaria spina dorsale dentro cui scorre un midollo post rock. Pezzi come Ballata 1, Stradina e Ballata 2 sono pietre d’inciampo incastonate su un selciato impalpabile, cementato dalla malta di brani come Spino, pervasa da una cinetica art rock, oppure Noi Non Siamo, vicina all’estetica degli stessi Marta sui Tubi. “Dunk” è un esperimento riuscito e destinato a rappresentare un passaggio significativo per i musicisti che vi hanno preso parte. Siamo sicuri che i frutti della spontaneità di quelle registrazioni e dell’energia sprigionata dalla consonanza di idee vitali saranno linfa per qualunque cosa i Dunk decideranno di essere da oggi in poi.

Voto: 7/10
Giuseppe Rapisarda

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