The Black Angels CLEAR LAKE FOREST EP
[Uscita: 19/04/2014]
Due settimane fa, per il Record Store Day, è uscita su vinile, in edizione limitata, l’ultima fatica dei Black Angels, “Clear Lake Forest EP”. L’ormai quartetto di Austin, sempre più istituzione che parte viva della scena psichedelica dell’ovest americano, esce ancora una volta con un brutto tiro. Ancora una volta si ha la sensazione che qualcosa sia andato storto e che in realtà la musica che si ascolta non abbia niente a che fare con il gruppo che pochi anni fa aveva partorito “Phosphene Dream” (2010), ma di una semplice macchietta che si diverte con effetti, riverberi, delay e modulatori in un insignificante revival della musica pop anni ’60. Perché questo sono diventati i Black Angels, e le ragioni vanno proprio ricercati in quel Phosphene Dream che sembra essere lo zenith musicale del gruppo quanto il punto di non ritorno: disco che scuoteva le radici granitiche e psichedeliche dei Black Angels per spostare le visioni dell’allora quintetto verso uno psych- garage che non ne tradiva la potenza (basti pensare a Bad Vibrations, Entrance Song, The Sniper, Phosphene Dream) ma rilanciava il gruppo in una versione più alleggerita e vicina alla musica surf(Haunting At 1300 McKinley, Yellow Elevator #2, Sunday Afternoon, Telephone) . Tutto questo accadeva senza che si rendessero banali, senza che si dovessero arruffianare nessuno, in un equilibrio che era destinato a durare ben poco. Già il successivo “Phosgene Nightmare” perde il piglio psichedelico e oscuro per una manciata di canzoni pop che sono davvero poca cosa. Il successivo “Indigo Meadow” , che vede l’assenza del bassista Kyle Hunt, è un album pretenzioso e davvero brutto, uguale e fine a se stesso, in una proiezione da fuzz-pop che davvero non appartiene al gruppo.
Si è parlato l’anno scorso di musica anni ’60, di Jefferson Airplane, della tradizione di San Francisco, e in parte è vero che con Indigo Meadow i Black Angels sembrano non avere più come punto di riferimento i soliti Doors, 13th Floor Elevator, Spacemen 3, ma aver spostato l’attenzione verso un altro appiglio musicale, quello della psichedelia californiana, risultandone però davvero una brutta copia.Così arriviamo a Clear Forest Lake EP che non è niente di più di Phosgene Nightmare e Indigo Meadow, se non fosse il riempitivo di un gruppo da cui ci si aspetta qualcosa di più. Le canzoni sono scialbe (The Flop, Sunday Evening, la più brutta di tutte) oppure simil-ballate pop (Tired Eyes, Diamond Eyes), semplici motivi rock’n’roll (The Occurance at 4507 South Third Street, The Executioner), mentre la menzione d’onore va alla velvettiana Linda’s Gone (troppo simile, comunque, a Heroin e Run, Run, Run). I tratti stilistici del gruppo sono sempre quelli, solo al servizio di canzonette insipide, pop nel senso basso del termine, stupide. Questo la dice lunga inoltre sul concetto di musica psichedelica che si sta sviluppando in America: una specie di revival corroborato da delay e riverberi (si pensi ai Night Beats, agli UFO CLUB, agli Holy Wave, ai Golden Animals, a Mikal Cronin, e ai mille gruppi che gravitano intorno all’universo Austin/Black Angels) che non assomiglia per niente ad un vero suono psichedelico e neanche ne crea uno nuovo, semplicemente rimane "in una bolla di sapone da dove guarda il mondo con occhi allucinati e piccoli piccoli".
“indigo Meadow” pretenzioso e davvero brutto, uguale e fine a se stesso!! Una domanda ingenua: perchè fate recensire i dischi di rock a persone che odiano il genere?
Ciao Giorgio, come va? Se clicchi sull’articolo INDIGO MEADOW correlato, in calce alla recensione, leggerai un parere sul disco e sulla nuova direzione artistica dei Black Angels di segno del tutto contrario, ad opera di un’altra collaboratrice. Ti dico questo per spiegarti che non si tratta di far recensire un determinato disco a persone che odiano il genere, in modo sadico nei confronti di questo o quell’artista/band o appunto genere, non ne abbiamo alcun motivo. Come direttore editoriale ed artistico ho invece piuttosto il dovere deontologico di rispettare i pareri critici dei miei collaboratori, anche se di segno opposto su uno stesso disco o artista. L’importante è che motivino i loro giudizi positivi o negativi con cognizione di causa, e non in modo gratuito: a me pare che lo facciano tutti e due i miei collaboratori. In altri termini non siamo per il pensiero unico, anzi confidiamo che i lettori possano con una certa elasticità comprendere le motivazioni in un caso o nell’altro, e poi magari optare per la tesi che più ritengono a loro consona. Naturalmente è sacrosanto vostro diritto anche comunicarci i vostri pareri e disappunti per ciò che avete letto, possibilmente in modo civile e dialettico. Spero tu abbia compreso le mie argomentazioni. Grazie per il tuo prezioso feedback.
pasquale wally boffoli
distorsioni direttore editoriale ed artistico
Ti ringrazio per l’attenzione. Non sono solito alimentare in pubblico polemiche su pareri che non condivido. Frequento spesso il vostro spazio con curiosità e interesse. Consentimi però una breve riflessione più in generale. Ultimamente il Rock viene trattato come carne marcia. Vedo siti e riviste di settore che sembrano fare a gara per smarcarsi da un genere considerato andato. Moribondo nella migliore delle ipotesi. Il genitore oramai in pensione che fa triste presenza in abitazioni da rimodernare. A breve gli metteranno in mano la paletta ammazzamosche e l’occhiale con stanghetta tenuta su con l’adesivo da elettricista e finalmente si decreterà la morte sociale del Rock. La sensazione è che si voglia inseguire a tutti i costi la modernità, il cosiddetto hype: l’ascolto usa e getta. Tutto deve essere facilmente condivisibile altrimenti gli amiconi dei social non sanno che farsene con grave danno per le startup di emoticon. Leggo sempre più spesso recensioni deliranti in cui tutto quello che odora leggermente di r’n’r viene liquidato con l’aggettivo che in questi mesi va per la maggiore: derivativo! L’infausto aggettivo viene usato anche nell’ipotesi disco bello. Disco bello, ma, ahimè, derivativo!! E a me vien da ridere pensando a cosa non sia derivativo (anche Robert Johnson lo era) e a cosa si propina in alternativa: synth pop, r’n’b siliconato, elettronica a manetta e folkettino da cameretta per il dopo sbornia. Tutta roba che fino a qualche anno fa recensivano i settimanali con famiglie reali e/o serial killer in copertina. Ora, che il mainstream abbia stravinto nei confronti dell’underground, è sotto gli occhi di tutti. Questo però non dovrebbe impedire agli operatori più consapevoli del settore un’analisi più attenta di questo periodo storico. Io penso che il Rock goda di grandissima salute fisica e mentale e non lo affermo indossando la t-shirt dell’appassionato nostalgico. Vedo e ascolto Band di ragazzini che in tutto il mondo ci danno dentro con fantastici, rumorosissimi, dischi di psichedelia, rock blues, garage, punk. Non solo, negli ultimi anni sono usciti dischi meravigliosi di black-music che nulla hanno da invidiare ai capolavori Chess, Stax e Motown. A me sembra che più banalmente sia una questione di memoria e di ascolti sul groppone. In altri ambiti artistici questo non succede. Il mercato e le avanguardie fanno percorsi separati. I recensori pure. Impossibile mettere assieme Fabio Volo e Foster Wallace. Picasso diceva che “i gusti sono gusti” è frase da spendere giusto in gelateria. Continuo a pensarla come lui.
ma figurati Giorgio, tu non alimenti nessuna polemica, anzi ti ringrazio per questo tuo appassionato sfogo, e per la dialettica che hai instaurato. Sono d’accordissimo con te praticamente su tutto. Noi trattiamo anche il mainstream proprio per una precisa linea editoriale decisa da me, perchè io penso che una cosa per essere bastonata e stroncata deve essere ascoltata, e per intero, non solo due o tre brani. Siamo all’antica, prima di criticare un lavoro lo ascoltiamo per intero e magari anche più di una volta. Detto questo se ci conosci e leggi un pò sai che non ci lasciamo sfuggire mai le ” band di ragazzini che in tutto il mondo ci danno dentro con fantastici, rumorosissimi, dischi di psichedelia, rock blues, garage, punk” come scrivi tu, ne parliamo e ne parleremo sempre dando loro lo spazio che si meritano ogni volta che lo meriteranno. Così come parliamo di tutta l’altra musica di qualità in circolazione, jazz, classica, contemporanea etc … sono d’accordo ripeto con tutti i concetti da te sottolineati riguardanti la materia ‘rock’. Lasciami però tornare su un punto: quando un lavoro va criticato o ridimensionato va fatto in ogni caso, sia che si tratti di una band di adolescenti, o di maturi rockers. Mi spiego per farmi capire da te, visto che il punk è proprio uno dei miei territori d’azione: l’anno scorso (o due anni fa, non ricordo bene) ho recensito l’ultimo disco degli UK SUBS, storica band punk anglosassone, parlandone benissimo. Non l’ho fatto per rendere un omaggio doveroso ad una sigla, ma perchè a mio parere il lavoro meritava realmente. Viceversa mi è capitato di esprimermi in modo opposto riguardo giovani punk band stile Green Day o Blink … Non mi sono sognato di scrivere che gli UK SUBS suonano la stessa cosa da decenni e che hanno scocciato, perchè io non guardo l’innovazione fine a se stessa ma la carne ed il sangue. Questo per quanto mi riguarda, perchè scrivo anch’io. In relazione alle recensioni de miei collaboratori ti ripeto che ho il dovere di rispettare i loro pareri di qualsiasi segno siano, l’importante è che motivino ciò che scrivono. Quindi – non so se hai letto l’altro articolo che ti ho indicato – potrà capitarti benissimo di leggere in altre occasioni giudizi critici diversi su Distorsioni su uno stesso disco come successo con questo dei Black Angels. A mio parere ciò non significa che un magazine non abbia una sua linea editoriale o che voglia confondere le idee ai lettori, ma semplicemente che offre loro più di una chiave di lettura. Grazie per la tua disponibilità al dialogo e continua a seguirci
pasquale wally boffoli
distorsioni direttore editoriale ed artistico
Grazie per la bella chiaccherata. Ci risentiamo alla prossima recensione che mi farà infuriare! :-) Rock On!