Vijay Iyer trio BREAK STUFF
[Uscita: 10/02/2015]
Usa-India #consigliatodadistorsioni
“Break Stuff”, ovvero la pausa musicale, il silenzio come presa di coscienza, il terreno su cui si lasciano cadere semi, l'atto che precede il prendere forma della vita. Nelle note di copertina, l'autore, Vijay Iyer, leader del trio spiega: “Le espansive, ritualistiche possibilità del break sono centrali nella musica africana della diaspora, che dà forma a tutto ciò che noi (il trio) facciamo”. Parole di elogio della musica nera scritte da un musicista americano di origini indiane. Del resto, il silenzio quale momento di fondamentale importanza musicale lo abbiamo conosciuto nella storia della musica nera, nel pianismo di Ahmad Jamal e nei momenti più intimi di “A Kind of Blue” di Miles Davis. I 5 secondi iniziali di Starlings, la prima traccia di Break Stuff, sono silenzio. Ma il break non è soltanto silenzio, è anche e soprattutto interruzione, che nel jazz si traduce in sincope, un elemento irregolare che rompe la forma costruita delle note e dà vita a qualcosa di nuovo. Ne troviamo numerosi esempi nell'ascolto delle prime tre tracce, Starlings, Chorale, Diptych. Hood è un susseguirsi di frasi a piramide ciascuna con un andamento costante, ripetuto e minimale, come avviene spesso nello stile del pianista, che ricorda le forme ripetute del raga. E' poi una strana circostanza che nel successivo brano, Work di Thelonious Monk, che nell'originale rappresenta forse uno dei momenti più dissonanti e magnificamente rocamboleschi della storia del jazz, Iyer ci restituisca un'atmosfera quasi di pacatezza, di rilassamento, con una esposizione molto pulita (a differenza di quella grezza e straordinaria di Monk) e delle pause inserite nel tema.
Vi sono altre due composizioni di nomi storici: Blood Count di Billy Strayhorn e Countdown di John Coltrane (tutti gli altri brani sono composizioni originali di Iyer). La prima è una ballad onirica e rarefatta suonata in solo da Iyer; la seconda è un'improvvisazione costruita sulla struttura armonica circolare dell'originale, in mezzo a dinamiche interazioni ritmiche di batteria e contrabbasso, con un accenno soltanto finale alla melodia del tema. In Taking Flight e Break Stuff, sesta e ottava traccia il trio mette a punto un continuo gioco di incastri, tra uno spostamento di accenti e l'altro - anche questo è break - il tutto in una maniera molto ben studiata prima. Mystery Woman si basa su una costruzione ritmica di un compositore indiano e anche qui è facile ascoltare le analogie con la costruzione ciclica a strati di un raga. In Geese si ha l'impressione di ascoltare, dopo l'iniziale introduzione di un arco che accarezza il contrabbasso, una serie di accordi che vengono fuori come da una stopmotion, rallentati da un continuo break che costituisce l'orlo dal quale traboccano. Wrens, brano conclusivo, è il momento del trionfo, preludio a un nuovo silenzio nel quale prenderà forma la riflessione sull'ascolto di Break Stuff. Completano la line up del trio Stephan Crump (double bass) e Marcus Gilmore (drums).
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