Placebo B3 (EP)
[Uscita: 12/10/2012]
“Come crescere senza cambiare” o se preferite “Come crescere rimanendo fedeli a se stessi”, è così che si potrebbe definire il nuovo EP dei Placebo, prima uscita con brani inediti dall’ultimo album “Battle for the sun” del 2009 e sotto il cappello della filiale tedesca della Universal. La band di Molko sceglie il formato Extended Play per la prima volta (almeno per brani inediti) nella sua ormai lunga carriera e ci propone cinque brani per un totale di circa venticinque minuti di musica marcatamente in “stile” Placebo. L’apripista B3, il brano scelto come primo singolo e che la band ha suonato parecchio quest’estate durante i vari festival comprese le date Italiane è, appunto, in tipico Placebo sound e la versione da studio appare decisamente migliore di quella proposta live con una ritmica molto potente, un testo in chiave politica e un coro decisamente catchy.
Seguono I know you want to stop, cover di un pezzo dei Minxus, semi sconosciuta band di metà anni ’90 nella miglior tradizione Placebo che li ha visti spesso riprendere canzoni di altri da inserire in B-sides, e The extra dalle chitarre in uno stile abbastanza diverso dal solito ma ugualmente intrigante. Ecco poi arrivare decisamente la mia preferita I.K.W.Y.L (I know where you live) killer tune dal riff di chitarra tanto semplice quanto accattivante, bel testo e con la voce sussurrata di Molko che si intreccia con quella di Stefan Olsdal (almeno direi che è la sua) insomma, ci sono tutti i primi Placebo ma più maturi e profondi in un brano che inizia crescendo gradualmente per arrivare all’apice strumentale conclusivo.
Mi fa anche piacere notare come, anche in questo EP due delle parole più usate da Molko per i titoli delle loro canzoni siano presenti (you e know). La conclusiva e lunghissima Time is money che personalmente mi vede coinvolto dal minuto 6 in poi con un bel crescendo, sembra più un esercizio per provarci le capacità vocali di Brian (un po’ come in Kings of medicine sull’ultimo Battle for the sun) in stile Smashing Pumpkins dell’epoca di Mellon Collie e mi pare l’episodio più dimenticabile del lavoro e credo che difficilmente la vedremo proposta live.
I Placebo però, ad ogni nuovo lavoro sembrano riuscire in quello che altre band (vedasi gli ultimi Muse e prima di loro i Coldplay, gli U2 e la lista potrebbe continuare all’infinito) non riescono, vale a dire mutare senza però concedere nulla al facile ascolto, per la serie “O ti piacciamo così o puoi andare a comprare il disco di qualcun altro!” e questo è già un gran pregio anche se poi sfocia in atteggiamenti del tipo abbandonare il palco dopo una canzone per non tornarci più o fare set live da meno di un’ora solo perché stasera ci gira così.
Un gran ritorno insomma, per la band più alternativamente mainstream in circolazione, con un disco antipasto di quello che dovrebbe vedere la luce la primavera prossima, che propone due brani davvero validi come B3 e I.K.W.Y.L che fanno intravvedere un certo ritorno alle origini più chitarristiche e meno elettroniche, che presumibilmente finiranno sul nuovo lavoro e altri brani di livello alto ma meno “accessibili”. Probabilmente, un' opera interlocutoria per accontentare i fans in attesa da troppo tempo di nuove canzoni e in rampa di lancio per il nuovo lavoro che, visti i presupposti si annuncia davvero interessante.