Ristampe: Rain Norsk Suite (1970)
Uscita Ristampa: 10 Novembre 2012
Aveva ragione Socrate, la conoscenza porta a considerarci sempre più ignoranti, e questo vale anche nell’ambito della musica rock, dentro la sua storia ormai cinquantennale continuano a nascondersi tesori sconosciuti. Uno di questi è senz’altro il gruppo norvegese dei Rain che ha pubblicato nel 1969 un solo 45, colonna sonora del film norvegese “Rivalen". I Rain erano un trio composto da Carl Jergen Kienig, batteria, Heljiar Hagen, organo, piano, voce, basso, e Asmund Feidje, chitarra, violino, voce, basso: come si vede una strumentazione ricca a cui vanno aggiunti i fiati. All’epoca in cui queste musiche furono registrate, fra il 1969 e il 1970, i nostri non si curarono troppo di trovare un’etichetta preferendo entrare in pianta stabile al Teatro Nazionale Norvegese e dedicandosi alle musiche per spettacoli teatrali e per il cinema; ora grazie alla tedesca Shadocks Music possiamo conoscere e apprezzane il lavoro. Ma che musica fanno i Rain? Difficile catalogarla perché la loro visione musicale è estremamente libera; psichedelia, hard rock, prog, musica contemporanea, folk e jazz convivono nelle composizioni, nelle quali si respira voglia di sperimentare, improvvisazione, audacia negli arrangiamenti, nella loro musica troviamo lo spirito del tempo, quando con la musica si voleva fare la rivoluzione e il rock non aveva paura di intraprendere strade nuove e rischiose.
Tre cover dei Beatles, A Day In The Life, Strawberry Fields Forever e Isolation, sono presenti in questa ristampa, “Norsk Suite” dei Rain, con arrangiamenti personali e inquieti che rompono le melodie fra chitarre fuzzy, un drumming straordinario nel proporre e sostenere i continui cambi di ritmo, voci acide, rabbiose a volte perfino sgraziate che tirano fuori aspetti inediti e sorprendenti e accentuano il lato psichedelico, davvero fra le cover migliori e più originali dei quattro di Liverpool. Ma la sorpresa maggiore viene dai brani originali: Whine And Wall è jazz rock con divagazioni acide e un sound, si direbbe oggi, da poliziottesco con venature funky e afro con i fiati in primo piano; atmosfere cupe in Norsk Suite, brano sperimentale di musica concreta e anticipatore di "Ummagumma" dei Pink Floyd, Join The City ha un canto sgraziato e provocatorio alla Mothers Of Invention su un ripetitivo riff di chitarra elettrica poi ripreso dal violino distorto; malinconia nel prog di Have You Seen Your Father’s Face con arioso arrangiamento orchestrale e flauto in evidenza; jazz rock con un hammond alla Chick Corea che ci rimanda al Miles Davis elettrico in Svein Vise. Il disco si conclude con la bonus track Tapha, 21 minuti di rock sperimentale: il brano è presente solo nella versione in cd. Su un hammond dalle tessiture gotiche dapprima una profonda voce recitante e infine partono le melodie per infrangersi subito dopo nello scontro degli strumenti, nel nervoso violino, nei rumorismi delle percussioni, in deliranti distorsioni chitarristiche, nelle esplosioni dell’hammond. “Rain” è un disco che può apparire dispersivo, eclettico, ma questo è dovuto all’ansia dei tre di sperimentare e accostare linguaggi diversi, arrangiamenti originali ed esplosivi, influenze disparate, da Zappa a Varése, dai Beatles ai Vanilla Fudge: il risultato è un lavoro magari non compiuto, ma funambolico e scoppiettante quanto è ricco di idee brillanti e originali. Un'ottima provvidenziale ristampa.
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