Greg Lake Band LONDON ‘81
Inghilterra
Sulla carta, di primo acchito, un’operazione come quella che vede immortalato il concerto tenuto dalla band di Greg Lake all’Hammersmith Odeon di Londra, il 5 novembre 1981, proprio in questi giorni alla sua prima uscita discografica ad opera della Purple Pyramid Records/Cleopatra Records, potrebbe generare una lunga serie di perplessità. Va bene per ciò che concerne le finalità storiche e filologiche che l’evento contiene certamente in sé e di cui siamo assolutamente consapevoli. Va bene, pure, il tributo al corpulento musicista britannico, che ha prestato la sua voce, il suo basso e la sua chitarra a progetti musicali di alta qualità: per tutti quello dei King Crimson, che lui stesso fondò con Robert Fripp per poi mettere il proprio cognome in ditta con quelli di Keith Emerson e di Carl Palmer nel mitico ELP e quindi affrontare una lunga carriera di greg/ario di lusso per artisti e band varie. Ma la preoccupazione maggiore era che l’operazione potesse trasformarsi in un’inutile imbalsamazione del passato e nella trasformazione di tutto in prodotti museali. Vorrei ricordare, lasciatemi fare una notazione personale, che, incontrando Greg Lake in occasione dell’intervista che avrei realizzato con lui e con i suoi colleghi Emerson e Palmer, ebbi l’immancabile emozione di trovarmi al cospetto di miti e di poter chiacchierare amabilmente con loro, per poi rimanere profondamente deluso da una performance musicale che si sarebbe rivelata vecchia e polverosa. Ebbene, a mettere in fuga ogni preoccupazione è servita la cosa più semplice: ascoltare il disco.
Sì, è proprio l’ascolto diretto a far apprezzare un artista che fa del passato una risorsa. “London ‘81” della Greg Lake Band è un CD (per gli appassionati ci sarà anche il vinile) che può ancora dare sollecitazioni a noi… uomini del terzo millennio. Si scopre, prima d’ogni cosa, un musicista che, con il basso e la chitarra con cui si è prevalentemente proposto, usa lo strumento voce in una maniera molto accattivante, usando il registro efficace per ciascuno dei brani della tracklist: nei due pezzi tratti dal repertorio di ELP, per esempio, Lake passa dai toni enfatici di Karn Evil 9 alle dolcezze da ballad in Lucky Man, dove le sonorità elettroniche riportano alle migliori istanze del prog. Più che la notissima You’ve Really Got a Hold On Me, mutuata da Smokey Robinson, e Love You Too Much, scritta da Greg con Bob Dylan, si fanno apprezzare l’ottima Parisienne Walkways e 21st Century Schizoid Man, dove il chitarrista Gary Moore e il tastierista Tommy Eyre danno vita ad irresistibili assolo, creano con il capo un bell’impasto vocale e si fanno ricordare come session men di razza. Per la cronaca Eyre è scomparso nel 2001 appena cinquantaduenne, Moore, a soli 59 anni, nel 2011. A completare l’organico pensano l’ossessivo basso di Tristram Margetts e il convincente drumming di Ted McKenna. Ai dieci pezzi dal concerto londinese, si aggiunge come bonus-track un brano degli ELP, da un live dello stesso anno a New York. Forse una cosa posticcia, ma nel complesso il disco rappresenta un’ottima occasione per riassaporare il gusto di un fondamentale capitolo della storia musicale del secondo Novecento. Senza che si venga indotti ad inutili nostalgie.
Commenti →