Der Noir NUMERI E FIGURE
Italia
"Numeri e Figure", firmato dai romani Der Noir, sembra un disco prodotto dalla Projekt Records negli anni novanta e suonato dai Dead Can Dance. Non ci ha stupito, si potrebbe dire parafrasando il Franco Fortini ispirato nella apostrofe a Pasolini. Tuttavia tanto in Fortini era vivo l’ardore polemico quanto in chi scrive è solleticato lo sguardo curioso. No, non sorprende che proprio da Roma arrivino le sonorità seppia che “Numeri e Figure “riesce a rintoccare presso l’ascoltatore. E non sorprende perché la scena romana Wave/Gothic in senso lato offre squarci severamente interessanti almeno dalla fine degli anni ‘90. E, ancora, non sorprende che in alcuni felici momenti, nonostante le siderali distanze cronologiche e artistiche, ma lì proprio da quelle distanze, ci sembra di percepire al fondo il dialogo di Der Noir con desaparecidos Novembre. Nei brandelli ormai quasi impercettibili di questo dialogo sentiamo però distintamente almeno due parole: Paradise Lost. Non si intende qui né l’eterno capolavoro di Milton né la band scozzese che ad esso fa esplicito riferimento, ma un’orgia tra i due. In questo senso è esemplare il brano di apertura del disco, Carry On, con un giro di basso che sembra uscire direttamente dalla storia del Gothic anni ’90 per esibirne una summa col senno del poi, ma lo stesso discorso si può ritenere valido anche per Zero.
La medesima attitudine la si ritrova nella title-track che con una mano tiene il tempo di un rave acido e rallentato e con l’altra tesse la tela di un raffinato pop intimista nel quale la voce di Manuele Frau si assume l’onere di alludere ai Diaframma dell’epoca Siberia. La stessa vena tra l’intimismo e tintinnio elettronico lo ritroviamo in L’Inganno nel quale la melodia è surgelata in un mare di gelo sonoro sul quale l’ottima tromba di Hannes Rief incide note leggere. Con Metamorfosi e She’s the Arcane i sentimenti si fanno gioco in lontananza di synth che arrivano direttamente dagli anni ’80, e nella magniloquenza di una coltre sonora che avvolge i brani dall’inizio alla fine la cupezza si fa mistica. È qui uno dei pregi del lavoro di Der Noir che tuttavia si capovolge facilmente anche nel suo maggior momento di attrito con il piacere di chi ascolta. Come si palesa nello strumentale Sunrise, infatti, non è la supponenza del lavoro ma la sua assenza; a infastidire è l’aver tenuto a freno la spocchia. La mistica senza slancio, senza l’illusione di assoluto è solo patologia così come l’ottimo lavoro di Der Noir senza una genuina pretenziosità rischia di passare per un downtempo dark qualsiasi. Per fortuna arriva The Forms e il sax di Pierluigi Ferro a dirci che Der Noir al contrario è progetto con un potenziale creativo strepitoso e che l’algido freddo che sentiamo ci ricorda che a bruciare non è solo il fuoco. Numeri e Figure è uscito nel 2013 ad un anno esatto dal precedente lavoro e debutto dal titolo “A Dead Summer”, e ne sublima gli aspetti migliori superandolo verso sonorità finalmente originali. Ci aspettiamo, al prossimo giro, di essere folgorati dal gelo.
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