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20 Febbraio 2014

Le Idee Di Plastica UN PAIL DI IDEE

2013 - Autoproduzione

Le Idee di Plastica UN PAIL DI IDEEDopo 40 secondi di una strana introduzione fatta di messaggi che, fusi tra loro, assomigliano più a una specie di proclama, inizia il disco vero e proprio, in bilico tra cantautorato e distorsioni noise-pop. In Diciassette gli arpeggi dei synth disegnano temi brillanti su un muscoloso supporto chitarristico (sono infatti ben due le chitarre in formazione, soluzione di arrangiamento forse persino superflua in un contesto dal taglio così melodico); pregevole l’inserto pianistico centrale del brano, ben contrappuntato dal basso. L’uomo Senza Fallo alterna momenti rarefatti, affidati a piccoli tocchi dei vari strumenti, a vere e proprie esplosioni di rabbia. Il Mio Pensiero (non è un copia-incolla) affianca un testo espressamente politico a gustosi arrangiamenti fiatistici rhythm’n’blues e a momenti reggae tra Africa Unite e Giuliano Palma & the Bluebeaters. Sicuramente la traccia più coraggiosa di questo EP, ripresa in due diverse versioni (una delle quali riportata come Radio Edit), anche se il testo, sicuramente sincero e genuino, ma stucchevolmente retorico, è però un po’ troppo un’accozzaglia di luoghi comuni e di stereotipi un po’ ingenui sulla società attuale. 

 

 

Fino in Fondo rivela una dimensione acustica e cantautorale totalmente diversa dalle tracce ascoltate finora che però risulta decisamente la più consona alle loro corde sul piano melodico. Nulla di sperimentale, nulla di rivoluzionario: i fragori delle prime tracce qui cedono il posto a Modà e Baglioni, a Negramaro e Luca Carboni.  Sorvoliamo sul testo. Abbastanza, comunque, da farci pensare che questa band potrebbe funzionare al di fuori dei contesti indie-pop, per i quali non sembrano invece particolarmente tagliati. L’EP si chiude con L’Idea, una traccia piano e voce che prosegue sull’impronta della traccia precedente. In realtà, dopo questo brano, c’è ancora una “long version” di Il Mio Pensiero, con inserti dai telegiornali che parlano dell’attentato a Falcone e Borsellino, altra dose di retorica eccessiva, prescindibile e un po’ “piaciona”. Un altro di quei dischi a cui il cantato in italiano non giova, togliendo con un sapore un po’ troppo da “giovani promesse dei talent show” respiro internazionale a un’opera ben suonata e ben prodotta, che invece meriterebbe ben di più. Peccato.

Alberto Sgarlato

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