Montana SPERGIURO
Una delle innovazioni più importanti del punk dal punto di vista culturale è stato l’abbattimento della quarta barriera del palco. Le tre barriere ai lati e alle spalle di chi suona rimangono, ma crolla quella che divide artisti e pubblico. E una delle prime impressioni che si ha ascoltando questo nuovo lavoro dei Montana è proprio di essere in mezzo a chi suona, di trovarsi in mezzo alla strada quando passa il treno dei quattro marchigiani e salirci su al volo. Solamente il punk può riuscirci, d’accordo, ma può riuscirci in modo efficace solo se chi suona e compone lo fa come se dal 1977 fosse passato solamente qualche giorno e non decenni di new wave, post punk, e chi più ne ha più ne metta. “Spergiuro” è il terzo lavoro in studio della formazione di Fano (tutt’altro che località montana), dopo l’esordio dal titolo “Debuttanti” uscito per Sonatine Produzioni e To Lose La Track ed una demo poco riuscita targata 2011.
Anche questi solchi (sì, Spergiuro uscirà solo in vinile) sono frutto di una collaborazione tra etichette, Sonatine, Fallo Dischi e Crapoulet Records, e la loro genesi parte dall’idea, nel 2013, di plasmare un Ep, ma il materiale si accumula, perciò a bissare l’esordio non è un Extending Play ma questo breve Lp. Come se ci fosse un piccolo fuocherello acceso, Spergiuro è la tanica di benzina da versarci sopra. Se vi va. Perché il genere ormai è trito e ritrito, e i nostri non si discostano certo dalla tradizione più melodica del punk, se non per qualche riff più elaborato. Niente elementi di vera e propria originalità, niente lampi da farvi sussultare nelle cuffie, ma ventitré minuti da godersi lasciandosi travolgere. Non la durezza anglosassone e la spigolosità di certe chitarre seventies, ma molta personalità, soprattutto considerando che i Montana sono soltanto al loro secondo lavoro. Piccole e brevi schegge, come da tradizione anche questo, che si scagliano contro vizi e vanità umane, tra cui spicca Clausura, sicuramente la migliore dal punto di vista della scrittura. In definitiva, un disco godibile, frizzante e frivolo, che probabilmente renderà meglio dal vivo, dove la band porterà tutta la spontaneità e l’energia che già attraversa il disco.
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