Letlo Vin SONGS FOR TAKEDA
Che il concept album non sia una prerogativa solo del progressive rock lo dimostra anche questo delicato insieme di bozzetti sonori che racchiudono la storia tragica di un suicida (il Takeda del titolo) narrata con acustica grazia da Letlo Vin (voce, chitarre, tastiere) giunto al suo primo album dopo un’intensa attività concertistica. La cifra stilistica è quella intimista e lieve di certo cantautorato americano modernista: chitarre arpeggiate sostenute da basso elettrico (Gianluca Boncompagni) e tocchi occasionali di chitarra elettrica (Lorenzo Raimondi) più una pletora di strumenti sottotraccia (ukulele, tastiere, flauto, cajon) che ricamano e rivestono la scarna nudità crepuscolare delle dieci canzoni di “Songs for Takeda”. Sostenuto da una voce calda e pastosa Letlo Vin propone una musica non certo innovativa, senza ricercatezze, ma sincera e partecipata, sulle coordinate emozionali sulle quali si muovono nomi come Bon Iver o Iron & Wine, anche se l’incontro con i vecchi padri di questo tipo di songwriting non si può certo evitare. Ecco che infatti il fantasma di Johnny Cash aleggia nella bella Your Mama Saw You There, mentre l’ombra dello Springsteen più “Nebraskiano” si allunga in Takeda, quando invece Blue Xmas Time si colora e profuma di antica west coast californiana. Da segnalare ancora tra i brani migliori la blueseggiante Friday Night, unica track che vede una batteria (Alessandro Pedretti) battere il ritmo sofferto e lamentoso di un blues lacerato e atipico. Ottima la produzione che riesce a delineare i suoni in modo netto e preciso e che conferisce anche ai brani più “rumorosi”, una patina di soave delicatezza. Non un capolavoro, ma un punto di partenza valido e interessante che si fa ascoltare con assoluta piacevolezza.
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