Little Boy Lost SIM
Sin dalla confezione di questo CD, tra il nero e il grigio scuro, i due ragazzi padovani, Andrea Saggion (voce, chitarra) e Eddy Cabrele (batteria), ai quali si aggiunge il basso di Alberto Alessi, dichiarano quale sia il “mood” prevalente nelle 11 tracce: uno stoner rock giocato sulle note basse e sui riffs pesanti della chitarra, sui tempi solenni e potenti della batteria e sul cantato rauco di Andrea, che la registrazione mantiene un po’ “indietro” rispetto alle parti strumentali. Echi desertici, quindi, sulla falsariga di Kyuss e Queens Of The Stone Age, numi tutelari di un genere che, pur non rappresentando certo più una grande novità, conta comunque un folto seguito, sia di musicisti che di ascoltatori. Il disco spara subito le sue cartucce migliori con El Vermont, che parte nebbiosa per essere poi attraversata da tempestosi cambi di ritmo, un bel pezzo, davvero d’atmosfera, che si fonde con l’omologa Flammipher, la quale condivide con la precedente l’oscurità e la desolazione. Altro pezzo forte dell’album è Re Cecconi, ovviamente ispirata alla tragica quanto assurda fine dell’omonimo calciatore, giocata in crescendo tra l’intro dilatato e una parte centrale più potente e veloce, secondo stilemi vicini al grunge. Menzione d’onore, ancora, per la potente Mountain Song, prima di tirare le conclusioni: un lavoro onesto, ben inserito nei canoni del genere, ben suonato. Peccato per la pronuncia inglese, piuttosto deficitaria, e per una personalità ancora un po’ vaga. Comunque, un discreto lavoro per un gruppo che, con questi presupposti, può certamente crescere.
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