Silvia Caracristi ORBITA
Oggi in Italia ci sono due modi di intendere la musica indipendente: quello di chi sceglie di fare da sé e sempre da sé, e quello di chi utilizza il mezzo dell’autoproduzione per approdare a un pubblico major. Silvia Caracristi presenta un’autoproduzione, finanziata tramite una campagna di crowdfunding sul web, che punta sicuramente a una grande audience. Questo obiettivo è confermato dalla sua partecipazione a concorsi musicali come ad esempio Sanremolab e al talent show The Voice. “Orbita” è un disco ambizioso, realizzato con cuore e competenza, che resta in bilico tra il pop più di successo nostrano (ad esempio Elisa) e l’elettroacustica casalinga di stampo britannico (echi di Bat for Lashes).
La voce di Caracristi è caratterizzata da un timbro cristallino quasi da voce bianca, reso probabilmente più riconoscibile da alcune storpiature nella pronuncia delle vocali, in particolare la “e”. Caratteristica innata o espediente per colpire l’orecchio? La creatività della cantautrice trentina si snoda da vari strumenti, coadiuvata da Gabriele Pierro, suo partner anche nel progetto Miniature. L’ostacolo che toglie un po’ di immediatezza pop e di freschezza melodica al disco è la verbosità a volte eccessiva dei testi, che in alcuni episodi sembrano forzati nelle metriche, piuttosto che concepiti per essere sghembi. Infatti i brani più riusciti sono quelli in cui la parola scritta/cantata è al servizio della musica e dove regna un certo minimalismo (L’amore brucia l’amore e Medaglia d’oro). Questa voglia di raccontarsi sembra comunque onesta e genuina, e Orbita è come un diario personale di 10 anni di canzoni.
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