ZoaS MEXINA
Il gioco delle etichette e delle categorie musicali è senza dubbio divertente, anche se si corre il rischio di pagare dazio ad un manicheismo che semplifica tutto, riducendo la complessità delle cose. Nel caso degli ZoaS, cercare una definizione del genere di appartenenza della band messinese, costituisce un piacevolissimo rompicapo. “Mexina”, pubblicato a distanza di due anni dal precedente “Toilette” e a tre dall'esordio “Babykilla EP", è un disco la cui forza è data dall'ipertesto di una scrittura che presenta mille rimandi e sfaccettature, con una resa complessiva coerente e credibile.“Mexina” potrebbe essere considerato come una sorta di concept sulla modernità ed i suoi deliri, grazie alla capacità dei testi di possedere una innata carica surreale in grado di richiamare immagini assolutamente pregnanti e senza ricorrere a vacui intellettualismi. L'album si pone in continuità con quella capacità di mescolare le carte delle varie anime che si trovavano già in “Toilette”, dove riff poderosi convivevano in modo del tutto naturale e disinvolto con scorci electro pop. Tutta questa materia incandescente e irriducibile si ritrova in“Mexina” che, pur avendo un'attitudine meno grunge, conferma gli Zoas tra le migliori realtà del panorama indipendente.
Intro apre la tracklist con una coltre di suoni sintetici in delay e pulsazioni che sfumano in una tastierina, Sicilia mon amour ha un drumming trip hop con un ottimo lavoro di stratificazione delle chitarre che diventano sempre più abrasive, così come in Bullish Cyborg. Con la successiva Mexina il livello di intensità si eleva ancora di più, con una deflagrazione di chitarre e battiti elettronici. Con Quello che vuoi i Nostri si addentrano in una penombra new wave che sa tanto di Interpol. Da segnalare, ancora, il post rock dello strumentale Mexina part 2, con la sua carica di suggestioni cinematiche, nonché l'ironia del singolo Webstar il cui testo racconta di una postmoderna e onanistica ricerca di notorietà attraverso i social media. “Mexina” è un album ben suonato e con una produzione che valorizza tutta la dinamica di una band che riesce ad alternare momenti di quiete a lampi accecanti, il tutto a riprova di un percorso artistico sino a questo momento guidato da una gioiosa schizofrenia da cui speriamo i Nostri non guariscano.
Commenti →