Mach Shau! Mach Shau! THINGS HAPPEN IN WINTER
Sette canzoni per venticinque minuti di musica, questo è il nuovo parto dei casinisti Mach Shau! (in tedesco “fate casino!”), sette canzoni cantate in inglese che si dipanano leggere con atmosfere sixties evolute e un pizzico di garage-pop che non guasta. “Things happen in winter” arriva dopo il primo CD, manifesto programmatico, fin dal titolo, “Ten violent songs” e un EP “No use for cocaine” che hanno aperto la strada al quartetto lombardo, formato da Luca Viganò (voce e chitarra), Gabriele Galbusera (basso e cori), Roberto Romagnoli (batteria) e Lorenzo Galbiati (chitarra e cori). Due chitarre, come si vede (e si sente), che si doppiano e si rincorrono in questi brevi brani che esalano effluvi di beat anni sessanta come in God knows i’m nothing but a singer.
E se ci sembra di scorgere Ray Davies che sbircia di nascosto dietro l’angolo, lo ritroviamo in buona compagnia nell’impetuosa Your love che ricorda certi fraseggi dei Jam così come le cose meno commerciali dei Knack. Re-turning birds è tutta un’altra storia, un brano lento e sontuoso che si avvale dell’armonica a bocca di Matt Bordin anche, e soprattutto, produttore dell’album registrato rigorosamente in analogico. In più di un brano la chitarra ricama graziose trame a là The Edge prima dell’attuale imbolsimento, come nella conclusiva Sunset boulevard vampire, song psico-pop più articolata e ricercata che chiude degnamente un dischetto fresco e arioso che non ci si stanca di ascoltare. La produzione analogica, encomiabile come idea, penalizza in qualche caso la voce solista che ogni tanto risulta troppo sotto e “lontana”, unico peccato veniale di un’operina gustosa, appetibile e senza sbavature.
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