Marti KING OF THE MINIBAR
Una graphic novel ambientata in un albergo berlinese di dieci stanze. Ogni stanza con il suo minibar, il suo ospite e una storia di vita da raccontare. E tra gli avventori, seduto in un angolo, il Re del minibar, enigmatica presenza avvertita solo di sfuggita, entrata per un attimo nella nostra vita e posta ai margini della nostra prospettiva. E' questa l'ispirazione da cui prende forma “King of the Minibar” terzo progetto del cantautore e attore genovese Andrea Bruschi, in arte Marti, e ideale epilogo di una trilogia iniziata nel 2006 con“Unmade Beds” e proseguita -cinque anni dopo- con “Better Mistakes”. Registrato tra Berlino, Londra e la Liguria sotto la produzione di James Cook e con il prezioso ausilio di Claudia Natili (basso doppio) e Simone Maggi (piano, oboe, sax),“King of the Minibar” miscela i suoi orditi sonori con ricercati richiami al mondo delle celluloide e della letteratura, beneficiando, tra l'altro, di un originale artwork realizzato appositamente dal talentuoso fumettista sardo Igor Tuveri (Igort).
Dieci brani in scaletta, tanti quante le porte delle stanze da aprire. Un elegante concept in cui l'istrionico Marti si tiene a debita distanza dalle mode musicali del momento ed affonda le proprie velleità in una rappresentazione dai connotati retrò, a tratti d'ispirazione cabarettistica, sospesa tra melodrammatiche arie pop, raffinata new wave e un'atmosfera noir di grande effetto. La timbrica sofferta dal retrogusto amaro (ascoltandolo mi ha immediatamente ricordato il Liam McKahey dei Cousteau e il compianto Black) attraversa i corridoi notturni dell'hotel portandoci al cospetto di bizzarri personaggi. Incontriamo così la regina del dolore Eva Tardo, sopravvissuta al morso di un serpente letale e assassinata dall'amante geloso (A Cross To Be a Nailed On), l'eccentrico personaggio cult di Cassavetes Mr.Sophistication e un marito naufrago in mezzo al mare, alla deriva di un amore (Husband Lost at the Sea). Fiati in grande spolvero, atmosfere della London Underground di metà settanta animano Vicious Game così come rintocchi di pianoforte amplificano nostalgia, forse rimpianti, in Offer You a Secret ed In My Garden. E' comunque Black Waltz l'episodio che accende più di qualsiasi altro l'immaginazione dell'ascoltatore proiettandolo, col suo ritmo ternario, tra le luci soffuse di un locale bavarese che potrebbe essere stato benissimo immortalato in una ingiallita inquadratura di Fassbinder o Herzog.
Misteriosamente malinconico, “King of the Minibar” insinua le certezze della nostra anima con i suoi racconti perennemente in bilico tra il tempo che fu ed il presente, tra le aspettative e le delusioni, forse tra la vita e la morte. Una prova d'autore ben lontana dall'ordinario trendy raccontata con un filo di cerone sulla faccia e tanta poesia nel cuore.
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