Blue Shoe Strings FOR A BOTTLE OF COKE
Il Nord-Est italico è sempre stato fucina di creative band rock. Questo gruppo di Padova conferma la tradizione. Epa (voce), Johnny (chitarra), Bejor (basso) e Gio (batteria) ci deliziano con sonorità vintage pregne di rock-blues. Il primo impatto è folgorante. Get lost e soprattutto Heartquake mettono in risalto la voce di Epa (fra il giovane Jagger e Steve Wynn) e le ruvide trame chitarristiche di Johnny (tornano alla mente Stevie Ray Voughan e il Maestro Hendrix). Il suono profuma di Jack Daniel's e tabacco. Me o' my, me o' blues ci trascina in un'antica road house lungo la Route 66. Quasi una jam session alcolica fra Stones e Dream Syndicate. I Ain't evoca Faces e Yardbirds. Bellissime chitarre e una voce che, magistralmente, ci ricorda più che mai il vecchio caro Mick. Nati nel 2012 hanno all'attivo un'intensa esperienza live (dimensione, a nostro avviso, perfetta per loro) con date anche nell'ostica terra d'Albione. Il cesello di Bottleneck apre alla sanguigna The knife, un funky rock che piacerebbe moltissimo a Ronnie Wood. Ma è l'intera band a funzionare alla grande. Sapienti e puntuali gli intarsi di basso e batteria. Il Veneto è terra di bluesmen e Dead love's tree commuove e lacera. Struggenti le incursioni di organo. Sempre più Stones. Forse il pezzo più bello del disco. Kimberley road blues scintilla di Telecaster e lampi notturni. Ma con John the revelator siamo in piena tracimazione sonica. I Doors incontrano George Thorogood. Il brivido dell'alcool alle soglie dell'alba. The string's go chiude con onore un disco vero, sincero e vissuto.
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