fermoposta.it → inviati dalle band
Migliora leggibilitàStampa
5 Febbraio 2013 ,

The Star Pillow FATTORE AMBIENTALE

2012 - Autoproduzione

starpillowVi sono realtà musicali in Italia che, al di là, e ad onta, di fattori esogeni quali il successo, la notorietà acquisita mediante ampia esposizione mediatica, un’inclinazione benigna, a volte troppo, di certa stampa specializzata, incubano in sé e riescono a esplicitare, con estrema coerenza e onestà intellettuali, la loro profonda ragion d’essere, e a travasarla, inviolata, in opere di tutto rispetto. E’ il caso del benemerito progetto degli Star Pillow. Un duo composto da Paolo Monti, chitarra e live electronics, e Federico Gerini, piano e tastiere. Questo loro terzo lavoro, “Fattore Ambientale”, vero e proprio assemblaggio di musiche pensate per immagini, si snoda lungo le direttive di riferimenti a certe sonorità sperimentali riconducibili a mostri sacri quali Brian Eno, Steve Reich, i più recenti Radiohead, financo a sconfinare nelle più ardite atmosfere del tardo Miles Davis.

 

Certo, nomi da far tremare le vene e i polsi, ma i Nostri si destreggiano bene in questi impegnativi territori sonori, a partire dalla prima delle dieci tracce, Lustville, introdotta dall’intreccio sognante tra chitarra e piano, sino a dirupare in un abisso di quieti e lussureggianti suoni elettronici; e proseguendo con Northern Lights, sempre dall’incipit pianistico invogliante a pensieri meditativi, e solo a metà strada impennantesi verso soluzioni più sperimentali, grazie alla chitarra che erge muri di cristallo tintinnante di note simili a chicchi di grandine, modulati in un torpido nastro sonoro.

 

Sperimentale, anzichenò, Mindfullness, e ancor più la pregnante Orwell, con la chitarra di Monti che scandisce note crepuscolari distese pianamente sopra morbidi  tappeti di electronics, con un effetto quasi di frippiani soundscapes. Altre tracce notevoli dell’album sono certamente Fattore Ambientale, lunga e vellutata cavalcata sonica nei territori tanto cari all’androide Brian Eno; Travelling Notes, nella quale al consueto uso di chitarra e tastiere si affianca un più massiccio muro di electronics; e la conclusiva Epilogue, riconducente, in ultimo, alla originaria matrice meditativa e sinuosa di una musica per immagini, come al sommo di  un cielo i cui colori, degradando vieppiù dentro un’ideale scala cromatica, si stemperino, infine, nel blu cobalto del primo imbrunire.

 

Rocco Sapuppo

Video

Inizio pagina