Notturno Concertante CANZONI ALLO SPECCHIO
Quando ero un imberbe ragazzino appassionato di musica internet non esisteva (parliamo del Millennio scorso!), la musica di qualità veniva raccontata a noi teneri virgulti affamati di novità, dalle fanzines cartacee, ciclostilate in bianco e nero, che arrivavano a casa per posta, e i dischi più belli e più rari costringevano i ragazzi di provincia come me a spostamenti nelle grandi città più vicine, per dar vita a una vera e propria caccia frenetica e, talvolta, ahimè, infruttuosa. Ecco, era proprio allora che iniziavo a leggere il nome dei Notturno Concertante, e a veder citati i loro primi album, come “The hiding place” o “Erewhon”. Oggi internet, che molti ingiustamente maledicono, è invece una vera manna dal cielo, perchè rende finalmente capillari la visibilità e la produzione di un artista o di una band, e i Notturno Concertante questo lo hanno capito bene, organizzando un sito di pregevole fattura in cui è possibile vedere e sentire tutta la loro discografia e trovare tutte le informazioni che servono.
Da quel loro primo album, “The hiding place”, sono passati 23 anni, dalla nascita della band sono quasi 30. E a dieci anni di distanza dalla loro ultima realizzazione, intitolata “Riscrivere il passato”, i Notturno Concertante tornano e destano sorpresa con questo eccellente “Canzoni allo specchio”. Sorpresa perchè il disco dà una vigorosa sterzata nel sound, rispetto al prog intimista e sognante degli esordi, basato su intrecci di chitarre dal sapore velatamente genesisiano, o perchè no, anche affine ai momenti più folk dei Jethro Tull, e si presenta come un'opera con molte anime. Nei 44 minuti formati dalle 10 tracce, infatti, troviamo veloci e incisive canzoni in italiano, Ahmed l'ambulante e Come il vento, solo per citarne un paio, che ricordano il matrimonio tra suoni etnici e cantautorato d'alta scuola che contraddistingueva l'ultimo De Andrè o le opere soliste dell'ex-PFM Mauro Pagani, affiancate da delicati momenti strumentali, citiamo On growing older, o La Milonga di Milingo, che potrebbero essere perfette colonne sonore di fiabe moderne, film in stile “Chocolat” di Lasse Hallstrom, solo per dare delle coordinate di pura fantasia.
Le atmosfere delle vecchie opere della band riemergono in parte in The price of experience, con i suoi tempi dispari, il cantato in inglese, gli intrecci tra flauto e chitarra elettrica, mentre un potenziale hit-single dalle sonorità leggermente più rock potrebbe essere Lei vede rosso. Cotanta varietà ha bisogno di una formazione alquanto vasta per esprimersi in tutti i suoi colori, e così, accanto ai due componenti storici Lucio Lazzaruolo (tastiere e chitarre) e Raffaele Villanova (chitarre e voce), troviamo il cantante Giuseppe Relai, il fiatista Carmine Marra, il bassista Antonio D'Alessio (tragicamente scomparso durante le registrazioni dell'album e a cui è dedicato l'intero CD), sostituito in corso d'opera da Giuseppe D'Alessio, e ancora Carmine Meluccio (violino), Gabriele Moscaritolo (fisarmonica), Simone Pizza (batteria) e gli ospiti Raffaele Tiseo (violino), Umberto Spinello (batteria), Massimo De Feo (violoncello), Heidi Intingaro (cori). Un plauso speciale alla meravigliosa confezione dell'album, un vero e proprio libretto illustrato di una cinquantina di pagine. Concludendo: un lavoro bello, intelligente, variegato; basterebbe un po' più di accortezza nel mondo discografico italiano e un CD come “Canzoni allo specchio” meriterebbe l'heavy rotation su tutte le radio e i canali tv del satellite o del digitale terrestre che tanto si vantano di promuovere la buona musica italiana.
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