Skanking Caos BURATTINI E BURATTINAI
I sardi Skanking Caos si considerano – come leggo nelle note di Sardinia Punk – ed in effetti sono una band di ‘combat rock’: si capisce facilmente dai titoli e dalle parole dei dieci brani, tutti in rigoroso italiano, che compongono questo loro bel primo lavoro “Burattini e burattinai”, dando a questa denominazione di origine controllata un’accezione elastica di rock e punk che musicalmente e storicamente va dagli italiani Gang ai britannici Clash, e che riveste un ruolo fortemente antagonista rispetto le storture e le ipocrisie di ogni tipo della società globalizzata; in questo momento molto delicato questa significativa branca del rock non può non sottolineare le aberrazioni economiche e finanziarie che hanno fatto arrivare le classe subalterne di casa nostra con l’acqua alla gola, e le condizioni disastrose in cui versa il mercato del lavoro. Puntualmente i cinque – nell’attuale ultimo assetto - Skanking Caos parlano di queste problematiche lavorative in un brano di “Burattini e burattinai”, Crisi, raccontando con toni sarcastici e di denuncia gli accadimenti quotidiani di un giovane – ma non solo – alle prese con i mille tranelli da affrontare quando cerca di ritagliarsi un benché minimo ruolo nella società, e di guadagnarsi di che vivere.
Di sfruttamento, schiavismo, perdita di libertà, ribellione, lotta parlano anche Diamanti insanguinati, EZLN, la fiera Io non mi arrendo. L’emergenza ambientale invece è al centro di Stoppa il nucleare ma soprattutto dell’irruenta Terra di esercitazioni, forse l’episodio in cui l’approccio libertario ed anarchico degli Skanking Caos raggiunge un punto di non ritorno, denunciando a voce altissima e senza compromessi la colonizzazione militare da parte della Nato – che la band afferma durare da 50 anni - della loro terra, la bellissima e fiera Sardegna, e tutti i grossi problemi che essa ha comportato, oltre che ambientali, per la salute stessa degli isolani. Naturalmente in questo contesto di ‘burattini e burattinai’ così ben stigmatizzato gli Skanking Caos non potevano non affrontare il problema della comunicazione/informazione: Informazione libera mette giustamente sul chi vive riguardo i perfidi tranelli e le menzogne spacciate per verità che ci blandiscono quotidianamente.
Francesco, Marco, Valerio, Tonino e Giovanni ci consigliano – ed hanno ragione da vendere – che oggi come oggi possiamo fidarci solo di internet e della ‘rete’, ma bisogna farne un uso giusto insistono. Da un punto di vista strettamente musicale, a giudicare da questo primo lavoro, non si può affermare che gli Skanking Caos suonino del punk tout-court (come invece avviene in Voce che non può parlare), perché in questi dieci brani delle ortodosse ed essenziali geometrie di quel genere si trovano pochissime tracce: la loro caratteristica principale infatti è un notevole eclettismo strumentale e ritmico, supportato da più che degne qualità artistiche individuali, grazie al quale sono capaci di passare anche all’interno di uno stesso brano, da un impatto tipicamente rock a vitali variazioni di sapore ska – soprattutto - e reggae.
Anche le performances vocali di Tonino Lubinu e del chitarrista Giovanni Ruiu spessissimo assumono pronunciati colori ed accenti rap e ragamuffin. Di punk rimane l’approccio istintivo e senza inutili orpelli: i riferimenti musicali forti degli Skanking Kaos rimangono il multiforme combat rock ed il meltin’ pot multirazziale di generi così concepito in origine dai seminali Clash nell’omonimo album del 1982, e forse ancor di più nel fondamentale "London Calling" (1979). Ciò che mi sento di obiettare agli S.K., concludendo, sono i toni eccessivamente didascalici dei testi ed un’ortodossia vocale interpretativa che è quasi inevitabile quando si usa la lingua italiana nei moduli ritmici suddetti: credo ad ogni modo che abbiano molto tempo e voglia di migliorare le loro prestazioni.
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