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21 Novembre 2012

Rekkiabilly BANANA SPLIT

2012 - Volume! Records - Protosound

rekkiabilly_banana_splitI pugliesi Rekkiabilly nel loro secondo disco “Banana Split” fondono in un unico calderone fumante alcuni tra gli ingredienti di maggior gusto del suono vintage: il rockabilly innanzitutto (il contrabasso non sta fermo un attimo), lo swing (grazie ad una affiatata sezione di ottoni), il motown sound, il surf, lo ska e il rock’n’roll. I testi (in italiano) tra ironia, sarcasmo, impegno (mai serioso) e storie di vita, si fondono bene con le melodie d’oltreoceano, fomentando un ben collaudato cortocircuito musicale tra il cantautorato nostrano (nella tradizione italo-swing, da Buscaglione a Sergio Caputo) e il moderno rockabilly-swing à la Brian Setzer Orchestra. Il disco si apre con una bella cover di Earl Van Dyke, una delle colonne della Motown, riesplorata – ma non stravolta – in chiave rockabilly, con una chitarra piena di reverbero e i fiati che si sostituiscono alle tastiere dell’originale. Il resto del disco è caratterizzato da un’estrema eterogeneità di generi ed influenze, la band è a proprio agio con questa mistura di suoni e di echi della musica del passato, sempre in bilico tra omaggio e reinterpretazione.

 

Nonostante la gran quantità di influenze i generi solcati più volentieri dalla band sono lo swing e il rockabilly, basta ascoltare pezzi come Mezzanotte di fuoco (uno dei pezzi migliori del disco, una sorta di Buscaglione virato in salsa country western), o la title track, swing fumoso sporcato da una languida chitarra surf, oppure il blues a tinte noir di Il compare. Il meglio arriva alla fine del disco: Questo è il rock’n’roll è l’ironico e disincantato resoconto di una vita passata al servizio del demone del rock, tra alti e bassi, flop e successi, e il sogno di conquistare la tipa che ti guarda suonare e ti fa gli occhi languidi; chiunque abbia o abbia avuto una band sa di cosa si sta parlando: “Questo è il rock’n’roll, devi vivere così col ciuffo in fronte”.  Il disco si chiude con un’altra cover: Burn toast and black cofee di Mike Pedicin, tradotta dai nostri come Toast e caffè arrosto, recuperando la consuetudine della traduzione italiana del testo cara a molte band italiane dei Sixties (e come in quei casi la metrica ogni tanto fatica un po’ ad entrare nel ritmo, ma l’effetto è comunque divertente). Gli amanti del vintage sound adoreranno questo disco.

 

Luca Verrelli

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