Il Nero Ti Dona AUT AUT
Secondo disco per Il Nero Ti Dona, quartetto campano dedito a sonorità decisamente forti. L’attacco di Deja vu, con un basso martellante e le chitarre distorte, cattura inevitabilmente l’ascoltatore: poi il brano evolve imprevedibilmente in un blues lisergico scandito da un basso distorto. La voce di Maurizio Triunfo, dal timbro leggermente nasale, e il suo modo di porgere il testo, ricordano un poco Pier Paolo Capovilla, ma non è un male, anzi, voce e suoni si abbinano molto bene. In Viola abbiamo atmosfere più tipicamente post punk, con uso di chitarre arpeggiate, ma anche in questo caso la canzone si sviluppa in maniera complessa, pur nell’arco di soli cinque minuti, con cambi di ritmo e di arrangiamento. Il contenuto del disco è molto eclettico, spazia dalla ballata al brano tiratissimo, quasi hardcore, come Inverno. C’è anche la composizione come Inverosimile, il cui incipit è affidato, invece che a una chitarra ipercompressa o a un basso incalzante, a un raffinato pianoforte classico, presto affiancato dalla strumentazione tipica rock.
Questi continui cambiamenti possono risultare gradevoli per l’ascoltatore come spiazzarlo, possibile che il gruppo preferisca la seconda ipotesi, visto che intitola il disco “Aut aut”, come ad intimare un prendere o lasciare. Il Nero Ti Dona puntano forte anche sui testi. Come dicono il nome del gruppo, orientato a una lettura ironica del gothic/dark style, e il titolo del disco, che cita apertamente Kierkegaard, una visione del mondo aspra e sarcastica domina le parole che accompagnano i suoni cupi e distorti. Si insiste su volti vuoti, facce tutte uguali, magari stordite dalla droga (vedi Ketamina). Forse il tutto è un po’ prevedibile, visto anche lo stato d’animo depresso che permea quasi tutti i dischi italiani che abbiamo ascoltato quest’anno (ma come dargli torto?). Si potrebbe obiettare che bisognerebbe anche indicare una via di uscita: possono indicarla in maniera poetica testi come Khaleed Saeed e Mare libico, dedicati alle tragedie dei paesi vicini a noi, ma in fondo non è compito degli artisti cambiare il mondo, altrimenti Bob Dylan sarebbe presidente degli Stati Uniti e Luigi Tenco senatore a vita. Un disco piacevole ma ancora acerbo. Un maggiore distacco dai modelli ispiratori gioverà a Il Nero Ti Dona, gruppo che sul piano tecnico e compositivo mostra di saper dominare bene la materia rock.
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