Yann Tiersen ALL
Francia #consigliatodadistorsioni
Il musicista e compositore francese Yann Tiersen ritorna sulle scene a tre anni dal precedente “Eusa” (2016), con il nuovo disco “All” che conferma l’artista transalpino quale espressione di mood musicali variopinti, eterogenei, quasi impossibili da incasellare in questa o quella definizione di genere. Anche “All” è un disco che va ascoltato con la mente sgombra, pronti a essere catapultati nel mondo fiabesco che Tiersen tratteggia attorno. Si potrebbe provare a incasellare l’opera nella dizione “classica contemporanea”, ma probabilmente ci sfuggirebbe ancora qualcosa dell’incredibile complessità compositiva del Nostro. Il filo conduttore di tutto il disco è ancora una volta il rapporto uomo-natura: del compositore che scrisse la colonna sonora del celeberrimo film “Il Favoloso Mondo di Amelie” è rimasto poco o nulla. Al suo posto un artista maturo, visionario, che sa far incontrare armonie celestiali e rumori urbani con la naturalezza propria di chi padroneggia la materia trattata in ogni sua sfaccettatura. Una completezza di sound che abbisogna di essere scoperta al termine di un vero e proprio percorso.
Nell’overture, la sublimeTempelhof, alla delicatezza del piano si sovrappongono i synth e le chitarre elettriche. La successiva Koad alimenta la sensazione di calma apparente, grazie all’intervento della voce fiabesca di Anna von Hausswolff, mentre i 9’20’’ di Erc’h (con l’intervento di Olavur Jakuppson) preannunciano qualcosa che cambierà nel corso del disco: dopo i violini di Usal Road, le melodie celtico-corali di Pell (dove compare la figlia Emilie Tiersen), arriva il momento della svolta con Bloavezhoú e Heol, con il loro incedere che strizza l’occhio all’epica scandinava. Inquietudine, terrore “panico”, agorafobia filtrano da Gwennilied e Aon, dove il filo conduttore sono i campanacci delle mucche. La calma, però, ritorna in scena per condurre l’ascoltatore verso la fine di questo viaggio ultra-sensoriale, alla ricerca di un rapporto primigenio con gli elementi: le ultime due tracce, Prad e Beure Kentan, sono anche le migliori di tutto il disco: come al termine di un romanzo di formazione, ci restituiscono quel senso di compiutezza che nel corso dell’opera era soltanto promesso. “All” è un’opera dalla straordinaria complessità, dal punto di vista artistico e del messaggio che vuole veicolare. L’ennesimo frutto prelibato di uno dei migliori compositori contemporanei.
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