Lucio Dalla: Com’é profondo il mare (4 marzo 1943 – 1 marzo 2012)
Ascolto le ultime parole di Disperato Erotico Stomp, poche ore dopo aver appreso della scomparsa di Lucio Dalla, e nonostante la tristissima occasione non posso non chiedermi se c’è stato mai un altro cantautore italiano che ha saputo parlare in modo così squallidamente poetico della masturbazione. Ma tutto questo brano è una piccola galleria disincantata e sottilmente amara di personaggi immersi nell’ordinaria quotidianità della sua Bologna,
degli anni in cui è stata scritta, come solo lui sapeva fare. La stessa poetica lucidamente disillusa di cui vive un'altra sua canzone, Com'é profondo il mare, una delle composizioni più belle mai scritte da un cantautore italiano.
Forse qualcuno leggendo queste righe si domanderà cosa c’entri Lucio Dalla col target di Distorsioni, o se scriverne risponda solo all’obbligatorietà ovvia delle dipartite: non è così, perché se sul nostro web magazine e sui tanti altri disseminati in rete – oltre naturalmente tutti i cartacei - avete letto e leggerete di indie band e bravi songwriter italiani, che hanno fatto la scelta coraggiosa di non abiurare alla lingua madre, esprimendo attraverso i suoi ritmi non proprio immediati le inquietudini, le perplessità, le contraddizioni del sentire contemporaneo, è anche merito di artisti e musicisti come Lucio Dalla.
Sì perché se salite per una piccolissima porzione della vostra giornata su un'immaginaria macchina del tempo, e vi lasciate catapultare indietro di una cinquantina d’anni vi renderete subito conto che, ancora, verso la metà degli sessanta, l'Italia proveniva da canzoni imbottite di papaveri e papere, colombe, trotta cavallino, casette in canada etc.: probabilmente Lucio Dalla non ebbe, nel processo di sdoganamento di una nuova estetica musicale e testuale di quegli anni cruciali e in quelli successivi, lo stesso impatto semantico rivoluzionario nei confronti della tradizione canzonettistica italiana dei Paoli, dei De Andrè, dei Bindi, dei Tenco, dei Lauzi, ma ugualmente il suo sarcasmo, l’ecletticità, l’ironia, si potrebbe dire ‘la stranezza’ delle sue primissime canzoni - si pensi a Quand’ero soldato o a Paff Bum - furono per il panorama musicale italiano ultra-conservatore una vera boccata d’ossigeno! Non si deve dimenticare che Dalla, come Luigi Tenco, veniva dal jazz e che nelle decadi seguenti ha dimostrato di essere un musicista e autore completo a 360 gradi, forgiando prima di tutto uno stile espressivo personalissimo e inconfondibile, pur in tutte le accezioni e compromessi ‘commerciali’ cui la sua lunghissima carriera lo ha portato.
Si é misurato, oltre che con la canzone d’autore, con il jazz, la migliore tradizione ‘melodica’ napoletana e negli ultimi anni con il registro operistico, sempre con grandissimi riscontri. E’ stato attore, direttore artistico, grande pigmalione delle nuove leve italiane, arrangiatore, suonatore di sax, clarinetto, pianoforte, sino a dirigere un’orchestra nel Sanremo 2012: e anche quando è rientrato mani e piedi nel ‘mainstream’ leggero e popolare (Piazza Grande, 4 marzo 1943 solo per fare un paio di esempi), lo ha fatto sempre molto dignitosamente, senza rinunciare alla sua statura e originalità espressiva. Mi ripeto: se gli artisti italiani possono oggi parlare in una canzone di tutto, ma proprio di tutto, anche di un’umanità ai margini, facendo tabula di rime baciate, banalità liriche, tematiche trite e ritrite, lo si deve anche all'istrionismo e alla non ortodossia di lunga data di Lucio Dalla.
Lo Speciale di Maurizio Pupi Bracali su Lucio Dalla su Distorsioni