Funeral Suits – Mascara 8 febbraio 2013, Lo-Fi, Milano
E’ una fredda e tranquilla serata milanese quella in cui mi accingo ad entrare al Lo-Fi per assistere alla data milanese del mini tour di quattro date degli Irlandesi Funeral Suits, di passaggio da noi per promuovere il loro disco d’esordio “Lily of the Valley”. Sono le 23 quando entro nel locale che non ha raccolto (ma me lo aspettavo) una grande affluenza, complice la serata milanese che proponeva anche altri eventi ed una - mi duole dirlo - certa pigrizia dei milanesi a voler andare alla scoperta di nuove bands, salvo che non abbiano già raggiunto un certo grado di hype o che non siano parte di quel cantautorato Indie Italico tanto di moda oggi. Sul palco ci sono i Mascara, gruppo varesino autore di un discreto rock italiano di stampo anni ottanta targati Litfiba (di cui eseguono anche una cover di Guerra) e Diaframma la cui performance dura una quarantina di minuti che passano piacevolmente, ma senza colpirmi particolarmente.
Cambio palco, e da poco passata la mezzanotte salgono sul palco i quattro ragazzi di Dublino che ci propongono il loro disco fresco di uscita e devo dire che la cosa che mi colpisce è il live di buon impatto, che rispetto al disco presenta una connotazione particolarmente tesa con un generale effetto molto più energetico. Così brani come Health, Hands down by your side o Mary’s revenge assumono colori diversi rispetto all’ascolto nel mio lettore (che di passaggi di questo disco, ultimamente, ne ha visti parecchi) che mi sembrano a cavallo tra la Nu Rave Inglese e certe sonorità techno sostenute da un abbondante utilizzo dell’elettronica a supporto del live; non può essere diversamente quando utilizzi ventuno canali del mixer per tirare fuori un suono
davvero corposo anche se penalizzato un po’ dall’acustica del locale, che però trova anche modo di farsi da parte in brani come We only attack ourselves (davvero bello l’intro di chitarra nella versione live) o nella semplicità ipnotica di Colour fade.
I quattro ci danno davvero dentro e anche la presenza scenica non sembra male, sempre considerando la giovane età e il livello di esperienza ,ma si vede che ha giovato loro suonare parecchio dal vivo in questi ultimi due anni, perché il suono è compatto ed al contrario dell’impressione che ho spesso quando ascolto live gruppi emergenti indie - che realizzano un buon disco d’esordio ma poi dal vivo ti convincono poco o nulla - qui si vede che la capacità di suonare insieme c’è eccome! Il concerto scivola via per circa un’ora davvero bruciata con la gente intorno a me che canta la quasi totalità delle canzoni (potenza del web, i pochi presenti sembravano però conoscere davvero bene il gruppo) per terminare con i nostri che escono senza tornare per gli encore di rito.
La cosa diventa comprensibile se pensiamo ad un gruppo che ha all’attivo solo un disco suonato praticamente per intero e che non ha dato spazio a facili cover da inserire per riempire il tempo. L’impressione che mi sono fatto mentre scambio qualche parola con Brian è quella di un gruppo che deve ancora crescere, ma che sta già mostrando delle potenzialità enormi per poter emergere nel panorama Indie-rock, e raggiungere tranquillamente il livelli di gente come Wombats, Bloc party e Two Door Cinema Club, tutta gente che dalle nostre parti conosciamo bene e a cui i quattro di Dublino non hanno nulla da invidiare.
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