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24 Dicembre 2014

Mike Rutherford The Living Years

2014 - Arcana - pp. 283 - €. 22

«E’ buffo quando scrivo le canzoni non penso mai davvero che qualcuno le ascolterà…Le canzoni toccano le persone, ma una canzone che cambia la vita delle persone come The Living Years  è tutta un’altra cosa.  Sono molto consapevole di essere un privilegiato. Il numero di persone che nel corso degli anni ho incontrato o che hanno scritto a me e B. A. Robertson per dirci come ne siano stati colpiti continua a meravigliarmi. Ho sentito di gente che ha alzato il telefono e chiamato il padre dopo anni di silenzio, o altri che sono riusciti finalmente a riappacificarsi con il padre in punto di morte.»

 

Significativamente il titolo scelto dal bassista e chitarrista dei Genesis per la sua autobiografia fa riferimento a una sua canzone, pubblicata con la sua band Mike + The Mechanics, il cui testo affronta il rapporto con la figura del padre e soprattutto la sua perdita. La narrazione inizia subito partendo proprio dalla notizia della morte del padre, ufficiale della marina di Sua Maestà a riposo, che lo raggiunge durante l’ennesimo tour americano, e dedica le sue ultime pagine alla canzone che dà il titolo al libro. Fra questi due momenti le pagine ripercorrono i momenti salienti della sua vita privata e artistica, dall’infanzia vissuta in gran parte nelle basi della marina, agli anni passati nella prestigiosa e opprimente Charterhouse, istituzione scolastica dal taglio tradizionale che avrebbe dovuto preparare il giovane rampollo a seguire le orme paterne, fino alle prime esperienze musicali e alla scelta di dedicarsi al rock, la fondazione dei Genesis e gli anni conclusivi che consacrano la band al successo internazionale.

 

Il padre è però sempre presente in queste pagine in un dialogo e un confronto continuo, spesso le esperienze di Mike sono messe a confronto con quelle del genitore, riportando brani dal libro di memorie che quest’ultimo ha scritto senza riuscire a pubblicarlo. Il capitano William Rutherford, figlio del rigido formalismo, ma anche del senso del dovere e del sacrificio, di un fedele servitore dell’impero britannico che vede il suo mondo travolto dalla rivoluzione giovanile diventa il vero protagonista del libro, e la figura che rimane più impressa al lettore. La musica, pur ovviamente molto presente, rimane in secondo piano.

 

Certo molto interessante è la parte dedicata agli inizi, ai primi difficili anni dei Genesis. Il padre  avrà anche qui un ruolo importante: infatti dopo un’iniziale avversione finirà per appoggiare in pieno la carriera del figlio, che lui immaginava futuro ufficiale di marina. Ma, ad esempio, le pagine dedicate a un album come “Selling England By The Pound” sono sorprendentemente poche, mentre molto è dedicato agli anni successivi all’abbandono del gruppo da parte di Peter Gabriel e al successo che arriderà alla band a livello internazionale. Legittimo che un musicista vada orgoglioso della sua carriera e dei suoi successi, ma chi è legato ai capolavori dei primi Genesis non potrà che sentire una certa delusione, perché a parere di chi scrive, e di molti altri, sono invece proprio gli anni di “Foxtrot”, di “The Lamb Lies Down On Broadway” quelli davvero memorabili.

Ignazio Gulotta

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