Mike Rutherford The Living Years
«E’ buffo quando scrivo le canzoni non penso mai davvero che qualcuno le ascolterà…Le canzoni toccano le persone, ma una canzone che cambia la vita delle persone come The Living Years è tutta un’altra cosa. Sono molto consapevole di essere un privilegiato. Il numero di persone che nel corso degli anni ho incontrato o che hanno scritto a me e B. A. Robertson per dirci come ne siano stati colpiti continua a meravigliarmi. Ho sentito di gente che ha alzato il telefono e chiamato il padre dopo anni di silenzio, o altri che sono riusciti finalmente a riappacificarsi con il padre in punto di morte.»
Significativamente il titolo scelto dal bassista e chitarrista dei Genesis per la sua autobiografia fa riferimento a una sua canzone, pubblicata con la sua band Mike + The Mechanics, il cui testo affronta il rapporto con la figura del padre e soprattutto la sua perdita. La narrazione inizia subito partendo proprio dalla notizia della morte del padre, ufficiale della marina di Sua Maestà a riposo, che lo raggiunge durante l’ennesimo tour americano, e dedica le sue ultime pagine alla canzone che dà il titolo al libro. Fra questi due momenti le pagine ripercorrono i momenti salienti della sua vita privata e artistica, dall’infanzia vissuta in gran parte nelle basi della marina, agli anni passati nella prestigiosa e opprimente Charterhouse, istituzione scolastica dal taglio tradizionale che avrebbe dovuto preparare il giovane rampollo a seguire le orme paterne, fino alle prime esperienze musicali e alla scelta di dedicarsi al rock, la fondazione dei Genesis e gli anni conclusivi che consacrano la band al successo internazionale.
Il padre è però sempre presente in queste pagine in un dialogo e un confronto continuo, spesso le esperienze di Mike sono messe a confronto con quelle del genitore, riportando brani dal libro di memorie che quest’ultimo ha scritto senza riuscire a pubblicarlo. Il capitano William Rutherford, figlio del rigido formalismo, ma anche del senso del dovere e del sacrificio, di un fedele servitore dell’impero britannico che vede il suo mondo travolto dalla rivoluzione giovanile diventa il vero protagonista del libro, e la figura che rimane più impressa al lettore. La musica, pur ovviamente molto presente, rimane in secondo piano.
Certo molto interessante è la parte dedicata agli inizi, ai primi difficili anni dei Genesis. Il padre avrà anche qui un ruolo importante: infatti dopo un’iniziale avversione finirà per appoggiare in pieno la carriera del figlio, che lui immaginava futuro ufficiale di marina. Ma, ad esempio, le pagine dedicate a un album come “Selling England By The Pound” sono sorprendentemente poche, mentre molto è dedicato agli anni successivi all’abbandono del gruppo da parte di Peter Gabriel e al successo che arriderà alla band a livello internazionale. Legittimo che un musicista vada orgoglioso della sua carriera e dei suoi successi, ma chi è legato ai capolavori dei primi Genesis non potrà che sentire una certa delusione, perché a parere di chi scrive, e di molti altri, sono invece proprio gli anni di “Foxtrot”, di “The Lamb Lies Down On Broadway” quelli davvero memorabili.
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