William Trevor GLI SCAPOLI DELLE COLLINE
Un altro prezioso recupero librario del nostro Alfredo Sgarlato: “Gli scapoli delle colline” di William Trevor (2000) è uscito per la prima volta in Italia nel 2001, per Guanda Editrice. Ci auguriamo il ripescaggio sia di vostro gradimento.
William Trevor nato a in Irlanda a Mitchelstown, vicino a Cork, il 24 maggio 1928, è uno scrittore poco noto in Italia, malgrado l’assoluta eccellenza del suo lavoro. Benché abbia scritto anche molti romanzi, è nei racconti che dà il proprio meglio. La sua opera più conosciuta è “Il viaggio di Felicia”, da cui è stato tratto un buon film di Atom Egoyan con Bob Hoskins. La sua opera si basa sull’approfondimento psicologico dei personaggi, spesso persone sole e con qualcosa da tenere nascosto. “Gli scapoli delle colline” (“The hills bachelors”) esemplifica perfettamente lo stile e le tematiche di Trevor. Dieci racconti all’apparenza semplici, in cui la vicenda si dipana lentamente attorno a pochi personaggi, che sembrano bloccati in una quotidianità immutabile. Ma a poco a poco si scopre un arcano, un passato inconfessabile riemerge, o un futuro minaccioso si concretizza. La realtà non è più quella che credevamo, un ragazzo tranquillo potrebbe essere un terrorista, una ragazza è rimasta zitella perché… Il mondo di Trevor sembra tranquillo come un quadro di quelli che abbiamo ereditato da una vecchia zia, e invece è sottilmente inquietante.
Il dramma però non esplode mai, anzi a volte si tinge di humour anglosassone, come quando una gaffe tra anziani professori rischia di compromettere una prestigiosa università. Lo stile di Trevor è funzionale alla trama. Elegante, non esagera mai nel virtuosismo, come rifiuta l’eccessiva sottrazione dei minimalisti. Ma, ripetiamo, è la connotazione psicologica dei personaggi, basata molto più sul non detto che sull’esplicito, il punto forte di William Trevor. Eccellente però anche la descrizione degli ambienti, una provincia lontana da noi eppure così vicina, dove il tempo è ostaggio di piccoli rituali quotidiani e di invisibili lealtà a un passato spesso oscuro. L’Editore Guanda ha pubblicato una decina dei lavori di William Trevor, anche in edizione economica; tra i titoli anche “L’amore, un’estate” e “Leggendo Turgenev” hanno avuto grandi riscontri da parte della critica. Quindi, ora che ve lo abbiamo presentato, certamente leggerete tutti i suoi libri.
Un frammento di “Gli scapoli delle colline”
“Liam Pat non aveva ambizioni folli; voleva soltanto riuscire a combinare qualcosa. A scuola, dai Fratelli Cristiani, era il più ordinato della classe. Era sempre attento, anche se spesso non capiva. Padre Mooney gli faceva i complimenti per l’abito che indossava per la messa, passato da un fratello all’altro, e per la cravatta che di domenica portava sempre. « Il rispetto, Liam Pat» diceva padre Mooney. «E' confortante per un vecchio sacerdote vedere il rispetto, vedere che ti sei lucidato gli stivali». In realtà anche le scarpe che Liam Pat metteva per la messa della domenica, nere e rabberciate, le aveva ereditate da un fratello. Non tenevano l’acqua, ma questo non gli impediva di metterle anche con la pioggia, per poi riempirle di carta di giornale appena tornava a casa. «Ma certo che imparerai» rispose Q’Dwyer quando Liam Pat gli chiese se poteva imparare un mestiere. Li avrebbe imparati tutti: idraulico, muratore, carpentiere, imbianchino. Li avrebbe avuti tutti a portata di mano; se avesse optato per uno solo, non avrebbe fatto metà della strada. In cuor suo O’Dwyer pensava che Liam Pat non avesse abbastanza cervello per imparare nessun mestiere, e in fondo, che male c’era a far funzionare la betoniera? «Fai girare la betoniera e tienici dietro Liam Pat Brogan» era una delle battute di Q’Dwyer nei cantieri in cui lavoravano i suoi uo-mmi. «Tipico di O’Dwyer» commentava Dessie Coglan con disprezzo. Se Liam Pat fosse rimasto da Q’Dwyer, avrebbe spalato cemento bagnato fino alla fine dei suoi giorni.”
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